Il voto, scandaloso per i più, ha una logica semplice. Il populismo, che una scienza politica conformista evoca, non è una categoria applicabile all’Italia. Semmai, scandaloso è che Bersani e Monti si siano adeguati tardi e di malavoglia alla campagna elettorale sulle cose.
Non
si può rimproverare il voto, bisogna prenderne atto. Vent’anni fa
scandalizzavano i bossiani, meno numerosi, 8-9 per cento nel 1992, ma incolti.
Che hanno impedito, con l’infelice presidente Scalfaro, le riforme che
avrebbero fatto l’Italia prospera, ma hanno rifatto la storia e la geografia
politica dell’Italia. O gli ex missini, che nel 1996 sfiorarono il 16 per
cento. Con Grillo non è detto che il copione si ripeta, ma non è nemmeno vero
che non ci sono cose da fare: facilitare l’accesso al lavoro, e allentare la
morsa dell’Imu che incombe fra tre mesi, oltre a eleggere il presidente della
Repubblica, escogitare una legge elettorale migliore, e ridurre i parlamentari e i
compensi politici. La rispettabilità internazionale verrà se
l’Italia riprende a lavorare, non se paga tributi.
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