La
dissoluzione della Dc come una rinascita era già tema vent’anni fa:
“La Dc si riconferma, dunque, nel mentre che si
dissolve come partito – si dissolve per meglio confermarsi. “La Dc non ha cuore”,
diceva Andreatta, e quindi non può morire. Ma è più vero l’altro sottinteso
dell’ex ministro: la Dc è spietata, non indietreggia di fronte a nulla quando
si tratta di difendere o affermare il suo potere. Oggi su Borrelli & co., attraverso
Scalfaro, e sulla questione morale, a danno di ogni altro soggetto politico –
eccetto il Pci-Pds, ma per paura o per comodità?
“Martinazzoli si dice un cattolico liberale. Ma gli sturziani sono stati
poco presenti nella Dc, eccetto una o due personalità, anzi solo De Gasperi. La
Dc è quella di Moro, versione morbida, ma durissima, dell’irruente fondamentalismo
di Dossetti e Fanfani. Andreotti ha fatto uccidere Moro, ma è da dubitare che
Moro non l’avrebbe fatto con Andreotti. È il metodo di Tiberio: esserci senza
esserci, cedevolezza o indecisione apparente, briglie lente, sbadigli, e
strattoni improvvisi e decisi nei momenti cruciali. Compromessi come fumo
limitati alla facciata, poteri e strategie intoccabili. Nei settori infeudati, banche,
Rai, energia, ricerca, e negli equilibri generali”.
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