mercoledì 27 febbraio 2013

Il mondo com'è (128)

astolfo

Austerità – È l’ultima invenzione del senatore Fanfani, nel 1974, e la più duratura, anche dopo la scomparsa della Dc. È il fondamento dell’ideologia della Rai, e il più formidabile strumento di controllo politico. Dai primi governi della crisi, o del compromesso storico di Andreotti, quarant’anni fa, a Monti col tripartito.
L’austerità è geniale a molteplici fini. È marxiana, quindi incanta gli orfani del Pci - Marx credeva, come Caligola, che la rovina dell’economia non è la carestia ma l’abbondanza. E incolla gli italiani alla Rai, in un perverso percorso circolare, all’insegna della depressione. La Rai è lacrimosa non a caso: la tela che continua a tessere del pauperismo, del mondo tutto e dell’Italia, è di fatto la tela del potere inoppugnabile, ogni (ex) comunista non può che dirsi per questo buon cattolico, e ogni velleità è così troncata.
Non era però una novità integrale di Fanfani. Il senatore sapeva già cosa sarebbe successo, perché si era visto in Inghilterra dopo la guerra, che a lungo aveva subito l’austerità: steak-house senza bistecche, pub senza birra, strade sporche, case scrostate, cenci ricoperti da soprabiti consunti, uno stato depressivo generalizzato, che si faceva ben governare. Mentre gli “altri” si potevano agevolmente acculare all’arricchimento e allo sfruttamento: i fautori della modernità e della libertà diventano licenziosi, nonché patacconi dell’auto nuova e lo stereo double bass. L’austerità si può vedere in forma di tosatrice: un taglierino che sotto le specie della paura operoso evira l’innovazione, il cambiamento.

Fanfani – È il grande rimosso della storia della Repubblica. Perché è quello che ha fatto di più – praticamente tutte le cose su cui la Repubblica ancora si regge. Fanfani è all’origine di tutto ciò che si è fatto nell’Italia repubblicana: la riforma agraria, il piano casa, la liberazione delle campagne dalla mezzadria e i piani verdi, che finanziano l’agricoltura con risultati ottimi, i rimboschimenti, le autostrade, la Rai, gli Enti, l’edilizia popolare, la scuola media unificata, superba istituzione, coi libri gratis, il doposcuola e gli edifici scolastici, di cui metà degli ottomila Comuni d’Italia non disponeva, si andava a scuola dove capitava, il centrosinistra, il centrodestra, il quoziente minimo d’intelligenza per i diplomatici, che ne erano privi, la moratoria nucleare, la nazionalizzazione dell’elettricità, seppure a caro prezzo, le regioni, idem, la direttissima Roma-Firenze, col treno veloce, il referendum popolare, gli opposti estremismi, e i dossier, di cui montò il primo, lo scandalo Montesi, contro il venerabile Piccioni. Infine l’austerità, che dal 1974 ci governa, prontamente adottata da Berlinguer, e dal papa Polo VI alla finestra - “Affrontiamo l’austerità con animo sereno”.

Indennità – Sa di risarcimento, a tutela di un sinistro o di una privazione (calamità, alluvione, terremoto). È invece la retribuzione dei parlamentari: si ritengono da risarcire, mentre sono loro  a occupare  una funzione pubblica. È termine costituzionale, e come tale denuncia una delle tante pecche della Costituzione (art. 69), abborracciata, che invece si vuole sublimare.
L’indennità parlamentare si vuole agganciata alla retribuzione di un presidente di sezione della Corte di Cassazione. Incentivo ad accrescere la retribuzione dei giudici, quindi. Perché non agganciarla al reddito medio degli italiani, incentivo a miglioralo in qualche modo?
Intrallazzo Non c’era fino a vent’anni fa, dice Berto nel 1971 (“Modesta proposta per prevenire”, p. 103), come a dire che viene con la Repubblica. Ed è vero. Il Battaglia lo deriva dal siciliano, nel senso di “viluppo”, da un originale catalano entralasar, “penetrato in Sicilia nel 1400 e diffusosi in area italiana durate la seconda guerra mondiale e l’occupazione alleata”. Sull’autorità del Migliorini, “Lessico universale italiano”: la voce “esisteva in qualche modo nel dialetto siciliano e dal 1943 in poi è entrata nell’uso generale in Sicilia. Sul continente si adopera soprattutto in riferimento alle condizioni  siciliane. Significa «scambio, affare combinato il quale permette ad ambedue le parti di arrangiarsi», ecc.; insomma, un contrabbando considerato con occhio piuttosto tollerante”.
Una definizione “piuttosto tollerante” – ma la linguistica non è recisa come ambisce.
Molto si dice spagnolo che è invece catalano.

Laicismo – Viene da un’epoca in cui la filosofia la pensavano i ciabattini, i sarti, i mugnai, i muratori celti delle brughiere scozzesi, e i fabbri. Felice epoca democratica, il Cinque-Seicento, il mattino dei maghi. In cui la massoneria veniva fondata da un cattolico: l’architetto di Giacomo VI Stuart, infatti, William Shaw, cattolico in paese calvinista, si protesse dietro gli statuti dell’arte dei muratori. Perché il laicismo è solo cristiano. Era un’idea latina, il vangelo l’ha fatta propria, e così la chiesa, alla congiunzione tra Roma e il cristianesimo. Talvolta l’ha repressa, talaltra l’ha difesa.
Non si saprebbe in materia andare oltre Croce, quando da patriota scriveva: “Io me la prendo con la Massoneria non già, come si fa d’ordinario, perché la giudichi perniciosa accolta d’intriganti e affaristi, ma appunto perché quell’istituto, originato sul cadere del Seicento, al primo fissarsi dell’indirizzo intellettualistico, plasmato nel Settecento, messo ora al servizio della democrazia radicale, popolato dalla piccola borghesia, rischiarato dalla cultura dei maestri elementari, rafforzato dal semplicismo razionalistico del giudaismo, è il più gran serbatoio della «mentalità settecen-tesca», uno dei maggiori impedimenti che i paesi latini incontrino ad innalzarsi a una vera comprensione filosofica e storica della realtà”. Della complessità.

Repubblica – Ha una periodizzazione storica distinta in senso geografico, molto netta. Un primo periodo nordista, Einaudi, De Gasperi, Pella, una dozzina d’anni. Un secondo centroitaliano,  Fanfani, Gronchi, Zoli, più breve, una decina d’anni. Un lungo periodo meridionale, Leone, Moro, Andreotti, Colombo, Gava, De Mita. E dal 1983, da trent’anni quindi, uno milanese: Craxi e poi Berlusconi, la Lega, e ora Monti col partito neo guelfo. Le caratterizzazioni sono anche ben distinte: una prima fase di crescita accelerata, composta, indirizzata e governata bene più che male. E un’ultima lunga fase di pre-agonia, ogni giorno peggiore del precedente. Nel mezzo il governo dell’esistente: col sego più quella toscana, col segno meno quella meridionale.

Scuola – È il motore più “efficiente” (distruttivo) della dissoluzione di sé dell’Italia – l’Europa, l’Occidente. Una pedagogia ribaltata: ruoli rovesciati. Un apprendimento ribaltato: l’ignoranza s’impone. La compassione invece dello stimolo. Una socialità imposta, formale (di facciata): la Costituzione, la Memoria, la Liberazione, la Donna. Una professione  retributivamente  e socialmente dequalificata. La perdita di ogni autonomia, di giudizio, d’insegnamento. La misantropia crescente, con l’incapacità di rapportarsi alle famiglie. Mentre non c’è, non c’è più, una palestra e una dialettica formativa. Se non negative, della disintegrazione. Dell’istituzione e quindi delle persone, un circolo chiuso.

astolfo@antiit.eu

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