mercoledì 13 febbraio 2013

La commedia all’italiana si fa a Londra

Qui, a Londra, si celebra senz’altro la nascita di Verdi, “il più grande compositore di canto”. Il quartetto è di una casa di riposo per artisti musicali, tra essi bizzosi cantanti d’opera. Ma si comincia col brindisi della “Traviata” e si finisce col quartetto del “Rigoletto”. Con ciò che piace, senza birignai.
È la commedia all’italiana classica, che resiste ormai in Inghilterra, lieve cioè e fantasiosa, vedi “Bily Elliot”, “Full Monty”– così come gli inglesi fanno meglio, molto meglio, il neo realismo, da “Trainspotting” in poi. Ormai, cioè dopo quarant’anni di ortodossia veteropartitica che in Italia ha affossato il racconto dal vero, i quarant’anni del compromesso clericale-sovietico. Con attori veri e non compagnucci della parrocchietta. Senza ideologie e fredde amaritudini.
Il film è della Bbc - immaginarsi lo stesso soggetto alla Rai. Del resto è a Londra che si tiene vivo e si celebra il belcanto, alla Decca e all’Opera. Dustin Hoffman è a suo agio come regista, benché debuttante, a 75 anni, per essere stato tra gli attori americani quello che dall’esordio si è ispirato alla commedia all’italiana, genere Gassman-Trintignant, prim’attore senza fisico del ruolo e recitazione dimessa. Ma la vecchiaia musicale comincia a essere un genere - il genere Preservation Hall di New Orleans per vecchie glorie, rigenerato da Wenders a Cuba.
Dustin Hoffman, Quartetto

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