Il titolo appropriato
avrebbe dovuto essere sherlockholmesiano:
“Il caso del quaderno mancante”. Oppure poteva essere poviano: “Il quaderno
rubato di Gramsci”. Lo Piparo, da linguista sensibile alle differenze, lo ha
voluto a mezza strada, come enigma. Punto d’incontro di una pluralità di
enigmi, gli stessi posti nei “Due carceri”: perché manca uno dei 34 “Quaderni
dal carcere”? Gramsci sapeva che Sraffa mandava e sue lettere a Togliatti? È possibile
che Gramsci non abbia più scritto niente nei due anni e mezzo di semilibertà? E
perché in clinica non riprese i contatti col Partito?
Il sospetto, l’accusa, non è da
poco. Ma tra mille capziosità – la filologia è
faticosa detective. Già un anno fa Lo
Piparo aveva spiegato che era sparita, unica fra tutte, la lettera in cui
Sraffa spiegava a Togliatti “dettagliatamente” temi e stesure dei “Quaderni”. E
che le carte di Gramsci erano state sottratte da Togliatti alla famiglia,
contro l’espressa volontà di Gramsci e dei familiari. Aveva anche sollevato
l’interrogativo sulla campagna di stampa “Gramsci libero subito”, sempre contro
la volontà di Gramsci, che ne aveva ritardato la liberta condizionata di un
anno e mezzo. Insomma, il colpevole è Togliatti. Però.
Lo Piparo dà anche
una lettura storicamente accettabile, e non ingiuriosa, del dissidio. È studioso già dal 1979, “Lingua,
intellettuali, egemonia in Gramsci”, della formazione liberale di Gramsci, per
il rapporto stretto col glottologo Bartoli, suo maestro all’università, per le
letture di Einaudi e Croce, e per l’amicizia con Gobetti. Di una convinzione
persistente, che Gramsci riafferma ancora nel 1918, quando è già sovietizzante,
dopo una prima perplessità sulla rivoluzione d’Ottobre: “Il liberalismo, in
quanto costume, è un presupposto, ideale e storico, del socialismo”. Di cui Lo
Piparo trova una reviviscenza negli ultimi anni di Gramsci, analizzando
comparativamente le riscritture di alcuni “Quaderni”. Insomma, Gramsci è un
fedele eretico nella chiesa (ex) Pci. Ed è in urto con Togliatti. Ma anticipa, ecco la chiave, un comunismo diverso:
“Oggettivo cavallo di Troia”, di cui “l’astuto Togliatti fu l’Ulisse”.
Del
revival gramsciano è questa l’unica novità sensata, per quanto contorta. Del
dettaglismo non si può fare una colpa a Lo Piparo: colpito dalle reazioni
brusche alla sua prima indagine, benché insignita del premio Viareggio, vuole mettere
qui i puntini sugli i. E tuttavia niente, neppure questa pubblicazione è
esente dalle critiche. Che già da un paio di settimane prima dell’uscita del
libro si rincorrono. Tra Lo Piparo che insiste, per interposta voce di Luciano
Canfora, e i suoi critici della fondazione Gramsci pure, quelli dell’ortodossia. Il
problema a questo punto trasponendo: non è più se c’è un “Quaderno” non pubblicato. Perché omesso, trascurato,
accantonato, distrutto. Da Togliatti o chi per lui. No, si discute tra alcuni,
residuati, defensor fidei, cioè del
Partito, e e alcuni erotizzanti che si fanno di Gramsci una bandiera. A chi
interessa?
C’è però
anche qui qualcosa di buono. Un accenno a qualcosa di buono. È Sraffa, di cui infine si comincia a parlare. “I
due carceri” Lo Piparo aveva chiuso ricordando che era rimasto fuori dal libro
“il triangolo Gramsci, Sraffa e Witgenstein”.
E che “Sraffa, le sorelle Schucht, Togliatti Gramsci, sono tutti personaggi
tragici che vivono in un mondo tragico”, e “farne (averne fatto) degli eroi
facili è (stato) un errore”. Sraffa è il personaggio più romanzesco, più delle
sorelle Schucht (la moglie e le cognate, la fedele Tania e l’arcisovietica
Eugenia), più delle trame al vertice del Pci, ma è rimasto finora stranamente
quello più in ombra, benché abbia vissuto fino al 1983. Lo Piparo non apre la finestra attesa con la parte forse stralciata de “I due carceri” un anno fa, rinvia a
un suo saggio introvabile, scritto in inglese tre anni fa per una collettanea
dell’università di Monaco di Baviera - in cui addirittura fa derivare Wittgenstein, non tutto, in parte, da Gramsci. Qui si limita a rinfocolare l’attesa: fra
un anno? E a quando il romanzo delle sorelle Schucht?
Franco Lo Piparo, L’enigma del Quaderno, Donzelli, pp.
162 € 18
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