giovedì 21 febbraio 2013

L’ipotesi tedesca del Giuda salvatore

Giuda non tradì Gesù, se ne sentì tradito. È un’ipotesi tedesca, dice De Quincey, che però la fa propria: “Giuda Iscariota condivise la comune delusione degli apostoli circa il regno terreno che, con l’avallo e gli auspici di Cristo, essi credevano predestinato e prossimo a maturazione per il popolo ebreo”. Decise allora di provocare il Cristo all’azione, di “comprometterlo”. Come che sia, la cristianità nasce inquieta, il papa dimissionario, tedesco, non è il primo scandalo.
Come i suoi “fratelli apostoli”, Giuda era calato nel vecchio progetto biblico, del Messia liberatore politico: “Nella loro mente, come nella sua, non ei era ancora fatta strada l’intuizione della vera grandezza del messaggio cristiano”. Gesù era  il messia: “Attraeva a sé le folle”, e questo è il segno più sicuro della sovversione, ciò che più turba i poteri, quale ne sia la ragione, verità o dubbio: è “la paura del cambiamento” che “turba i monarchi”.
Per lo stesso motivo poi Giuda finì male, suicida. Non possiamo condannarlo: “Quanto più Giuda fu incline all’audacia, tanto meno può essere sospettato di ambiguità. Credeva di realizzare i più intimi propositi di Cristo”. E insieme “i desideri e le aspirazioni segrete della plebe di Gerusalemme”. Convincente – anche per presentarsi via in questa edizione in una traduzione scorrevolissima, molto quinceyana, di Laura Merletti. C’è il male che nasce dal bene.
De Quincey ne approfitta per allegare “un estratto del saggio che ho scritto tempo fa e non pubblicato” sul Cristo hakim, guaritore. Arrivato alla predicazione pubblica, ma senza i mezzi che l’antichità conosceva per la diffusione delle idee, teatro, orazioni nel foro, oracoli, Gesù “indossò la maschera” di “medico missionario” – “l’idea orientale di hakim, o Therapeuta itinerante”. Che le autorità non potevano censurare, politiche o religiose, e le folle amavano. Anche lui come poi i discepoli, che diffonderanno il cristianesimo nel mondo ellenistico presentandosi come guaritori e quindi imperseguibili – la cosa è attestata per san Luca.
Thomas De Quincey, Giuda Iscariota

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