Lo “studioso
della massoneria” rispolvera Giuseppe Cambareri come figura centrale del
complotto. Uno a cui Silverio Corvisieri ha dedicato un libro una dozzina
d’anni fa, “Il mago dei generali”. Un calabrese emigrato in Brasile che nel
1934 tornò a Roma come teosofo, a capo di una Fraternitas Rosicruciana Antiqua,
“antimassone”. Che si accrediterà quale mago - insieme con la seconda moglie,
la medium Jole Fabbri Vallicelli, una in contatto con entità angelica, specie
col maestro Ergos – nella questione delle sanzioni contro l’Italia nella guerra
d’Abissinia. E ancora a fine guerra, prima di tornare in Brasile, quale confidente
di Giuseppe Cordero di Montezemolo, il capo dei badogliani che i tedeschi
trucideranno con gli altri martiri delle Fosse Ardeatine.
Cambareri aveva
avuto una sua piccola fama nei cerchi esoterici romani nel 1938, per la
“coincidenza delle tre M” nella “pace di Monaco”: Monaco, Mussolini, Michele
Arcangelo. Le logge che creava le intitolava all’Arcangelo Michele, venerato in
Calabria. Si chiamava Cagliostro Cambareri, pare, anche all’anagrafe, per avere soprammesso,
com’è l’uso in Sud America, il nome della madre a quello del padre. Ma, ammesso
che ci stata una madre di nome Cagliostro, anche il nome resta confuso: Cambareri
era nato a Solano, dove vigeva il matriarcato e la poliandria, ogni donna aveva
più “mariti”.
Fabio Zanello, Italia. La massoneria al potere,
Castelvecchi, pp. 440 € 22,50
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