Si
parla invece a lungo, Mucchetti ne parla, del “tentativo” di Tremonti di
nazionalizzare la Fiat. Era una nazionalizzazione-portage, come poi sperimenteranno gli Usa nella crisi del 2007, per
sollevare le banche dall’obbligo del “convertendo”, un’obbligazione da tremila
miliardi di lire da rimborsare in azioni Fiat invece che in contanti – il
Tesoro (il direttore generale Siniscalco, nell’occasione, più che Tremonti) si
proponeva di isolare il malato Fiat evitando il contagio alle banche.
In
tal senso Geronzi espone la proposta, avanzata da Siniscalco alle banche una
mattina al ministero, e ritirata subito, le banche avendo assicurato che
potevano farcela. Ma Mucchetti forse non capisce, o più probabilmente sì, e
parla di ingerenza della politica nelle banche.
È un
caso del banchiere migliore del giornalista? No, se uno ha la pazienza di
leggere, Mucchetti si ritiene infinitamente superiore a Geronzi. Non senza ragione, poiché se ne è servito gratis
per l’“ascesa in politica” a senatore del Pd – e ora si serve del Pd: la poltrona
si è assicurata senza campagna elettorale, senza nemmeno farsi vedere in
circoscrizione. È un Mucchetti furbetti.
Del “Corrierino”.
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