domenica 3 febbraio 2013

Mucchetti furbetti

Non c’è il Monte dei Paschi, nel voluminoso libro-intervista di Massimo Mucchetti con Cesare Geronzi. Non che Geronzi eviti l’argomento, ma a Mucchetti non interessa. Mussari è nominato una sola volta, di passata. E quando Geronzi accenna a “dopo quanto è successo nell’estate del 2012” il giornalista del “Corriere della sera” sorvola. L’estate del 2012, cioè sei mesi fa, furono silurati in tronco i vertici della banca e della fondazione.
Si parla invece a lungo, Mucchetti ne parla, del “tentativo” di Tremonti di nazionalizzare la Fiat. Era una nazionalizzazione-portage, come poi sperimenteranno gli Usa nella crisi del 2007, per sollevare le banche dall’obbligo del “convertendo”, un’obbligazione da tremila miliardi di lire da rimborsare in azioni Fiat invece che in contanti – il Tesoro (il direttore generale Siniscalco, nell’occasione, più che Tremonti) si proponeva di isolare il malato Fiat evitando il contagio alle banche.
In tal senso Geronzi espone la proposta, avanzata da Siniscalco alle banche una mattina al ministero, e ritirata subito, le banche avendo assicurato che potevano farcela. Ma Mucchetti forse non capisce, o più probabilmente sì, e parla di ingerenza della politica nelle banche.
È un caso del banchiere migliore del giornalista? No, se uno ha la pazienza di leggere, Mucchetti si ritiene infinitamente superiore a Geronzi. Non  senza ragione, poiché se ne è servito gratis per l’“ascesa in politica” a senatore del Pd – e ora si serve del Pd: la poltrona si è assicurata senza campagna elettorale, senza nemmeno farsi vedere in circoscrizione. È un  Mucchetti furbetti. Del “Corrierino”.

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