Perché questa è la realtà, checché si propongano i governi islamici,
con o senza sharia. Ovunque si
registra simbiosi, curiosità e assimilazione, Iran compreso. Mentre il regresso
è un fatto di polizia. I diritti civili e umani cosiddetti occidentali sono
ormai patrimonio comune e irrinunciabile – se non per residue code generazionali.
Il rifiuto è di gruppi piccoli, le barbe, i talebani, i burqa, i kamikaze,
anche se violenti.
Il caso delle donne va letto al rovescio, per la loro costante partecipazione
ai moti di piazza, ma anche per un briciolo di corretta informazione: ciò che conta
non è il ritorno, legiferato o minacciato, alla sharia, ma l’intangibilità dei
loro diritti. All’indomani della guerra all’Irak e in pieni psicosi da terrorismo,
donne giovani attillate in veli e soggoli monacali pubblicizzarono l’islam a
Brooklyn: non era un ritorno indietro.
Le donne nei moti dei paesi islamici sono state dappertutto all’avanguardia
- gli uomini hanno voluto che ci fossero, o non hanno potuto impedirlo. Anche
in Iran, già dagli inizi del khomeinismo trentacinque ani fa. In Nord Africa
oggi, dal Marocco all’Egitto. E probabilmente fra i turchi in Germania e gli
algerini in Francia. La verità del momento storico è che la modernizzazione è
irrinunciabile, quali che siano i disegni di stabilizzazione.
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