giovedì 21 febbraio 2013

Secondi pensieri - 134

zeulig

Complotto - L’idea del complotto può dirsi una forma di gelosia, e la gelosia una forma di delusione, verso se stessi e quindi verso gli altri.

Culto – “Il pericolo di ogni fase tarda del culto è il sovraccarico e la conseguente incomprensibilità” – Nietzsche, “Il servizio divino dei Greci”, p.28. Del culto storico – della Costituzione, per esempio, e della Resistenza a settant’anni dall’8 settembre, come già del Risorgimento. Quello divino non soffre il sovraccarico e anzi se ne pregia. Il problema della storia nasce quando si accomuna (confonde) a Dio.

Dio – Nietzsche lo dichiara morto nell’Ottocento, mentre si sa che ha lasciato il mondo alla creazione . Ci ha tentato, non venne bene, e se ne starà per i fatti suoi.

Non è immutabile, si sa, anche se si dice il contrario. Gesù è figlio di Dio solo dal concilio di Nicea del 325, così lo volle l’imperatore Costantino, giusto per domiciliare il cristianesimo a Roma.

Ipocondria - È il meccanismo scatenante, non recondito, della rivalsa in serie, elicoidale, nella coppia che tanti lutti sta determinando. Quando non importa che l’altro abbia un problema, anzi lo si dice un atto di ostilità, un attentato alla propria felicità, dacché esiste la psicoanalisi che i nodi scioglie e ogni infelicità. E questo è già il problema – l’analisi, come il sesso e il sospetto, non bastano mai, e quindi sono da intendere coma una condanna (si veda la terribile ripetitività dei processi ai templari di Michelet, e del Malleus maleficarum).
La qualità della vita dell’ipocondriaco non è male: ha le sue gioie, le lamentele, le medicine. Fa un inferno per quelli che gli stanno attorno.

Il cittadino Muré, del Club degli Artisti Drammatici nel 1848, uno dei tanti che nella rivoluzione si creavano, Montanari, Vesuviane, Antonini, eccetera, propose di liberare  l’ipocondria con l’aria compressa: “L’aria compressa porterà aria fresca nelle case e gli opifici, colerà il bronzo, polirà il rame, segherà la legna, luciderà gli stivali, rifarà i letti, molirà il caffè e spegnerà le candele: l’aria compressa ci farà per così dire padroni delle stagioni, dandoci a volontà e gratis il calorico e il frigorifico!”

È l’esercizio in confessione, una “mania di riflessione”. Hannah Arendt, a proposito di Rahel Varnhagen, finisce per dire Rousseau”il più grande esempio di mania di riflessione, poiché gli è riuscito di dominare anche il ricordo, di trasformarlo in maniera veramente geniale nel più sicuro meccanismo di protezione dal mondo esterno”. Ben oltre le tattiche del dottor Freud e della freudiana letteratura contemporanea, dai ricordi importuni: “Dalla riflessione e dalla sua hybris nasce la menzogna”, dalla prepotenza cioè, afferma Arendt. E ancora: “Quanto più immaginaria è un’esistenza, o un dolore, tanto più si è avidi di ascoltatori, di conferme”. Ma la confessione “è possibile solo in assoluta solitudine, che nessuno o nessuna forza oggettiva è in grado di rompere”: bisogna essere sfacciati. E: “Non le sensazioni, ma le sensazioni raccontate possono vincere e convincere l’ipocondriaco”, le confessioni sono ipocondria. Ma “sono racconti presto dimenticati, perché in fondo non interessano nessuno”. E a capo. “È condannato alla ripetizione” ciò che non attrae attenzione: “Si ripete perché, anche se accaduto realmente, non ha trovato nella realtà un luogo dove fermarsi”.
È come il sogno che popola l’immaginario ebraico. Che sempre  sogna, l’amante l’amata, il figlio il padre, il padre il suo proprio padre, o una nascita, una morte, un affare, un pranzo. È un altro modo di non dire il fato, l’innominabile Dio.

L’ipocondria è per il fisico Lichtenberg, insigne aforista, “la capacità d’estrarre veleno da ogni cosa”, veleno dolce. È, dal Tramonto di Spengler alla Mimesis di Auerbach, la litania del tramonto. Che dev’essere vera, anche se gli europei siamo vivi e ricchi, i più ricchi del mondo, dopo settant’anni, quasi, di pace, un record, e la maggiore creazione di ricchezza della storia.
La sconfitta è in questa vittoria? O non sarà scaramanzia, un fare le corna preventivo? Il pensieroso Lichtenberg s’innamorò a quarant’anni di Maria Dorothea Stechard, che ne aveva dodici ed era povera, vendeva fiori per strada, la volle “signorina di compagnia” a palazzo a Gottinga, e quando l’infelice coatta dopo quattro anni morì, ne fece durevole oggetto di passione necrofila. La disperazione può nascere dall’ingordigia. Escludendo la cattiveria e ogni altro progetto.

È all’origine di molte idee di complotto. Ingenera il sospetto una certa dose d’ipocondria, in due forme: l’idea costante che gli altri tradiscono e vogliono il nostro male.

Gli adulti bambini, e gli ipocondriaci che si vogliono vecchi a vent’anni, sono cannibali. Sono avidi, delle energie degli altri.

Memoria – È come la coscienza, ogni espressione essendo un sistema di equazioni a più variabili, nessuna delle quali è risolutiva, neppure per caso. L’associazione libera va in mille direzioni, quelle comprese in cui non va.
La memoria, per quanto coltivata e circostanziata, è casuale, e solo per sé stessa significativa – in quanto detta le regole del gioco, e ne è dettata. È operazione parziale e maliziosa, fuorviante.

Orgoglio - “Non esiste delitto di cui non possa immaginarmi autore” non è di Pasolini o altro masochista ma del grande borghese Goethe. Bisogna ristabilire l’orgoglio, come peccato e come arma di punta, la fierezza. Il peccato originale di sant’Agostino è l’“amor sui usque ad contemptum Dei”, che porta al disprezzo di Dio, ma non si può voler bene a chi non si vuol bene, l’amor sui è fatto di dignità. Anche nell’annientamento di sé, come vogliono i Vangeli – nel racconto dell’annientamento, alla Meister Eckhart.

Uguaglianza – “Presuppone la distruzione dell’uomo”, dice Giuseppe Berto, lo scrittore: “L’uguaglianza non esiste”, e intende in natura. Una proposizione che si può intendere reazionaria, di accettazione e difesa dell’esistente, ma non in senso politico: “Non esiste un uomo che sia uguale ad un altro, e il massimo che si può – che si deve – pretendere da un regime è che attenui e possibilmente compensi le disuguaglianze sociali” (“Modesta proposta per prevenire”, p. 66).
Non eccezionale, né originale, ma il problema dell’uguaglianza è che è così semplice.

zeulig@antiit.eu

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