domenica 3 marzo 2013

Che fare? Tagliare il debito

Il programma obbligato del governo è il taglio del debito. Si sa anche come fare: 1) tagli reali alla spesa - che non sono il jugulamento dei dipendenti pubblici, ma gli appalti (uno scandalo a cielo aperto), la sanità (altro scandalo a cielo aperto), i comuni effimeri, le province inutili, e la pletorica catena di comando alle regioni, il governo del malaffare; 2) riduzione del costo di finanziamento del debito, con prestiti di favore rispetto al mercato da qualunque soggetto disponibile, Fmi e Ue; 3) allungamento della vita media del debito e riduzione del costo, con garanzie suppletive che non costano.
Invece di affrontarlo, si fanno da vent’anni “manovre correttive”, cioè aumenti di tasse. Prima annuali, da qualche tempo semestrali. Di cui si sa che saranno insufficienti perché alimentano un circolo vizioso: più tasse oggi sono meno entrare future, e quindi più tasse. L’unica soluzione è ridurre l’indebitamento.
Perché i debito non si taglia, questo è il problema italiano. Contro cui gli italiani si battono da 22 anni ormai. Che sbatte sulle resistenze della politica, ma in quanto incapace di autonomia di fronte agli interessi: il problema italiano è l’affarismo, di cui la politica è corresponsabile. Ciò spiega la difficoltà di ogni riforma, e il ripiegamento dell’elettorato ora su ipotesi estreme, dell’azzeramento. Meglio la povertà, si dice col voto per assurdo, che indebitarsi per pagare gli appalti, l’intrallazzo.

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