Il titolo è sovrammesso dall’editore, su un fulminante repartee della scrittrice, a due racconti contro il matrimonio, “Matrimonio indissolubile” e “Penso al matrimonio con paura e orrore” – da cui è derivata la citazione. Il secondo racconto, breve, è della madre, per rivalutarne il ricordo. Ma nel ricordo del padre, troppo bello, bravo, benvoluto, e incapace – la nostalgia è forte.
Cicely Fairfield, in arte Rebecca West (come la giovane ribelle di “La casa dei Rosmer” di Ibsen), di cui si celebra il trentennale della morte, è praticamente ignota in Italia, se non per le traduzioni recenti di Mattioli 1885, benché reputata la “migliore scrittrice” di lingua inglese. Femminista liberale, è qui di un femminismo curiosamente nostalgico, di un uomo che non c’è.
Francesca Frigerio lo mette indirettamente in rilievo in un’introduzione che è anche un racconto di suo. Ma il testo lungo che prende tre quarti della plaquette, “Matrimonio indissolubile”, lo dice a oltranza: la scena assassina si rappresenta dal punto di vista di lui, “un poveretto abituato al fallimento”, uno che disprezza il sesso,, come ogni altra cosa della vita, e nella moglie giovane, intelligente, amorevole, donna politica di grande ascendente, non sa vedere che un ammasso di carne.
Rebecca West, Non è che non mi piacciano gli uomini, Mattioli 1885, p. 87 € 10,50
giovedì 28 marzo 2013
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