lunedì 18 marzo 2013

I viaggiatori italiani non ci vedono

Clerici conclude la sua benemerita fatica, su un materiale purtroppo scadente. Eccetto Alvaro, buon viaggiatore, all’estero e anche in Italia, e Anna Maria Ortese – di cui Clerici è studioso. E Magris, di cui Clerici tiene poco conto. Anche un po’ più di Arbasino avrebbe aiutato. Ma purtroppo l’Italia, dopo il Settecento e il primo Ottocento, è inguaribile provinciale – viaggia anche molto, ma non sa vedere. Non col gusto dei grandi viaggiatori inglesi, tedeschi, francesi, nemmeno col diarismo in qualche modo originale dei viaggiatori Usa dagli occhi tappati. La maggior parte dei viaggi solitamente sono turistici, di dieci-quindici giorni, dopo i quali l’italiano illustre, Parise, Moravia, lo stesso Pasolini in Africa, in India, emozionati, si sviscerano per qualche centinaio di pagine.
Luca Clerici, a cura di, Scrittori italiani di viaggio. Vol. II, 1861-2000, Meridiani, pp. CXVII + 1911 € 65

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