Nerval, benché di molti anni prima, 1845, è ben più
scafato – oltre che lettura gustosissima. Che la “bufala”, il francese canard di cui fa un genere letterario,
spiega con piglio “bufalesco”, del falso vero. C’è poco da fare, se non
divertirsi: il francese canard riporta
a epoche antiche, quando al mercato si vendeva l’anatra a pezzi come se fosse
intera: già i primi fogli volanti a stampa erano pieni di bugie. Poi c’è un
Verne che è solo da leggere - con l’iphone…
“La comunicazione mancata” è il sottotitolo che
Marco Dotti dà alla compilazione. Ma è piuttosto la comunicazione “imposta”. Il
giornale resta il problema, il giornalismo, l’informazione. Di più da quando si
pretende opinione pubblica. Oggi così alluvionale, ma come sempre poco utile e
perversa: come se esprimere le opinioni, oltre che un segno di libertà, fosse anche
un segno di verità. Al contrario: la libertà vuole molti setacci. Si vede in tv
soprattutto e nei new media, dove il più spesso è indigente, si mostra cioè
oltre a esserlo: informe, ignorante, sciocca. Manipolabile e felice di esserlo.
Dotti, presentando la brillante scelta, cita Camus,
“La peste”: vivere con una memoria che non serve a nulla è un destino da
schiavi – ma ci sarebbe da scrivere molto anche sulla memoria. E Proust, “Sulla
lettura”, per il quale la lettura è una soglia, a un mondo più vivo- Mentre
oggi la lettura è, anzi si vuole, inerte e vacua – soprattutto veloce, così la
intende l’editoria, come il panino di mezzogiorno. E nei giornali con titoli,
sottotitoli e sommarietti che dalla lettura addirittura dispensino.
De Larra, De Nerval, Verne, Zola, Fatti di
cronaca, ObarraO, pp. 66 € 6
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