Borghesia – “Senza una borghesia attiva, un
governo borghese non conta nulla”, Giuseppe Berto, “Modesta proposta per
prevenire”, p. 174. È il senso della crisi: “Un giorno si arriverà bene al
dilemma: il capitale difenderà i beni immobili che possiede nel paese e non può
trasportare altrove, oppure pianterà i beni immobili e si accontenterà di
quelli mobili già trasferiti all’estero?”. È sempre Berto, p. 175, allora
contro la sovietizzazione oggi contro il fisco.
Destra-sinistra – Era il
tormentone di Evola, e potrebbe essere quello di Grillo: “Il fascismo non è di
destra”. Naturalmente in regime democratico, di libertà di espressione e di
voto. E rigettando le nozioni di destra e di sinistra. Su tutti i suoi punti
qualificanti, l’euro e l’Europa, la “sovranità monetaria”,
le banche, l’ambiente, gli Usa, Israele, l’Iran, Grillo radica in Parlamento le
politiche di estrema destra, o destra pulita, finora in Italia senza
cittadinanza.
Al tempo del
Sessantotto l’obiezione era comune a sinistra e a destra, che le coincidenze
tra il “fascismo delle origini” e il movimento studentesco non erano poche. “Una
rivoluzione qualunquista”, vedeva Berto alla fine nel 1971 guardandosi attorno
(“Modesta proposta per prevenire”. Questo è Beppe Grillo. C’era anche allora, a
leggere Berto, la “condizione di
non-speranza totale, quale il mondo non aveva ma conosciuto prima”. Avendo i
due sistemi politici d’allora, liberale e marxista, “finoggi lavorato affinché
i cittadini fossero più infelici di quanto la natura non abbia a suo modo
stabilito”. Che sembra datato, ma non nella sfiducia verso la politica.
Nella sua “Modesta proposta” Berto, passato per
uomo d’ordine se non di destra, argomentava oltre quarant’anni fa con Mao e la
contestazione, Marcuse, Dutschke, don Milani. Anticlericale, gramsciano in più
punti, Berto è antifascista a suo modo – che non si saprebbe dire veritiero, ma
certo precorritore: “Il fascismo, non la resistenza”, scrive, “era stato
l’unico fenomeno di base nazional-popolare che si fosse verificato in Italia dai
tempi di Cesare Augusto”.
Marx e Mazzini – Fanno uno dei grandi misteri
della storia: entrambi esuli, entrambi a Londra, con Mazzini famoso e riverito,
e Marx sensibile alle società segrete, non si parlano e non si citano. Anche
Marx veniva dalle società segrete, non c’è dubbio in proposito, se si legge il
formulario di adesione di una qualsiasi carboneria:
“1.
Che cosa pensi del governo?
-
Che tradisce il popolo e il paese.
-
Quello di un piccolo numero di privilegiati.
3.
Chi sono i privilegiati?
-
Sono i finanzieri, i banchieri, i sensali, i monopolisti, i grandi proprietari,
gli aggiotatori, in una parola gli sfruttatori che si arricchiscono a danno del
popolo.
…………………………………………………………………
13.
Qual è la sorte dei proletari sotto il governo dei ricchi?
-
La sorte del proletario è simile a quella del negro e del servo, la sua vita è
un seguito di miserie, fatiche e sofferenze.
14.
Qual è il principio di una società giusta?
-
L’uguaglianza.
15.
Bisogna fare una rivoluzione politica o sociale?
-
Bisogna fare una rivoluzione sociale.
Massoneria – Non si vuole
segreta, ma del segreto fa il suo dna. Con una predilezione per il complotto. A
maggiore ragione quando all’apparenza ne è vittima. Si prenda il “complotto” per
eccellenza: perché
Garibaldi ha dato mezza Italia a quei citrulli dei Savoia? Sì, Cavour, ma
Garibaldi l’Italia la diede ai Savoia, Cavour subito dopo lo cacciarono.
Obbedienza massonica. Agli inglesi e a Luigi Napoleone, imperatore per burla.
Dei generali borbonici compresi, che alzavano le mani non richiesti. Fino al XX
Settembre: si attese l’equinozio d’autunno per sparare una decina di palle ad
alzo zero contro il muro di Porta Pia – attenti a non beccare gli svizzeri – ed
elevarle a epinicio sulla teocrazia. Ma – è questo il punto - non si può
sapere, il riserbo si addice alla cultura laica, inespressa. All’indegna del perinde
ac cadaver, l’uniformità gesuita.
La massoneria, in fondo, è istituzione
antipapista, un altro nome per ghibellini. Per questo anche Rabelais era massone, o Montaigne, o l’uno e
l’altro. E Dante, sempre ante litteram. Ma su Dante la
fratellanza è divisa: molti gli appioppano la credenza che la terra fosse
piatta, a lui e al Vaticano, e a Tolomeo. Sono un ramo, questi discorsi, della
“scienza del complotto”, piace sapersi in mano a forze segrete – la negazione,
in realtà, della politica.
Pensioni
–
La riforma delle pensioni, quella che adesso con difficoltà si tenta di sanare
in qualche modo, non potendola smobilitare, così la vedeva Luciano Lama nel
1970, spiegandola all’“Espresso”: “Quando proponiamo di programmare le riforme
nel tempo… ci si risponde: non ci sono i soldi. Lo sappiamo anche noi che i
soldi non ci sono”, si rispondeva il segretario della Cgil, ma aggiungeva: “Ma
non possiamo ammettere che le risorse non dico presenti, ma le future, quando
ci saranno, vadano ancora una volta a finire all’estero, o nell’imbuto delle
concentrazioni industriali del Nord, o nell’espansione disordinata, o negli
investimenti di lusso”. Da qui la riforma lussuosa delle pensioni: “Ecco perché
non ci rimane che imporre la pianificazione delle risorse scioperando, come
abbiamo fatto con le pensioni, l’unica riforma fin qui realizzata. Il problema
delle pensioni non è stato forse risolto impegnando disponibilità future?”
Non si può dire che Lama non ci
vedesse giusto.
Raccomandazione
– È uno di segni della “inferiorità” dell’Italia –
rispetto all’etica puritana, alla Germania, all’Inghilterra, agli Usa,
eccetera. Ma il 50 per cento delle assunzioni della Ernst & Young, la
maggiore azienda di “cacciatori di teste” si fa per raccomandazione. Su
presentazione cioè di qualcuno. C’è quindi la raccomandazione buona e quella
cattiva.
Settecento
– La “mentalità settecentesca”, quella dei lumi o della ragione, è per Croce
quella del complotto: un “indirizzo intellettualistico”, di”semplicismo
razionalistico”, la “cultura dei maestri elementari”, avulsa dalla complessità.
astolfo@antiit.eu
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