giovedì 7 marzo 2013

Il mondo com'è (129)

astolfo

Borghesia – “Senza una borghesia attiva, un governo borghese non conta nulla”, Giuseppe Berto, “Modesta proposta per prevenire”, p. 174. È il senso della crisi: “Un giorno si arriverà bene al dilemma: il capitale difenderà i beni immobili che possiede nel paese e non può trasportare altrove, oppure pianterà i beni immobili e si accontenterà di quelli mobili già trasferiti all’estero?”. È sempre Berto, p. 175, allora contro la sovietizzazione oggi contro il fisco.

Destra-sinistra – Era il tormentone di Evola, e potrebbe essere quello di Grillo: “Il fascismo non è di destra”. Naturalmente in regime democratico, di libertà di espressione e di voto. E rigettando le nozioni di destra e di sinistra. Su tutti i suoi punti qualificanti, l’euro e l’Europa, la “sovranità monetaria”, le banche, l’ambiente, gli Usa, Israele, l’Iran, Grillo radica in Parlamento le politiche di estrema destra, o destra pulita, finora in Italia senza cittadinanza.
Al tempo del Sessantotto l’obiezione era comune a sinistra e a destra, che le coincidenze tra il “fascismo delle origini” e il movimento studentesco non erano poche. “Una rivoluzione qualunquista”, vedeva Berto alla fine nel 1971 guardandosi attorno (“Modesta proposta per prevenire”. Questo è Beppe Grillo. C’era anche allora, a leggere Berto,  la “condizione di non-speranza totale, quale il mondo non aveva ma conosciuto prima”. Avendo i due sistemi politici d’allora, liberale e marxista, “finoggi lavorato affinché i cittadini fossero più infelici di quanto la natura non abbia a suo modo stabilito”. Che sembra datato, ma non nella sfiducia verso la politica.

Nella sua “Modesta proposta” Berto, passato per uomo d’ordine se non di destra, argomentava oltre quarant’anni fa con Mao e la contestazione, Marcuse, Dutschke, don Milani. Anticlericale, gramsciano in più punti, Berto è antifascista a suo modo – che non si saprebbe dire veritiero, ma certo precorritore: “Il fascismo, non la resistenza”, scrive, “era stato l’unico fenomeno di base nazional-popolare che si fosse verificato in Italia dai tempi di Cesare Augusto”.

Marx e Mazzini – Fanno uno dei grandi misteri della storia: entrambi esuli, entrambi a Londra, con Mazzini famoso e riverito, e Marx sensibile alle società segrete, non si parlano e non si citano. Anche Marx veniva dalle società segrete, non c’è dubbio in proposito, se si legge il formulario di adesione di una qualsiasi carboneria:
“1. Che cosa pensi del governo?
- Che tradisce il popolo e il paese.
2. In nome di quale interesse agisce?
- Quello di un piccolo numero di privilegiati.
3. Chi sono i privilegiati?
- Sono i finanzieri, i banchieri, i sensali, i monopolisti, i grandi proprietari, gli aggiotatori, in una parola gli sfruttatori che si arricchiscono a danno del popolo.
…………………………………………………………………
13. Qual è la sorte dei proletari sotto il governo dei ricchi?
- La sorte del proletario è simile a quella del negro e del servo, la sua vita è un seguito di miserie, fatiche e sofferenze.
14. Qual è il principio di una società giusta?
- L’uguaglianza.
15. Bisogna fare una rivoluzione politica o sociale?
- Bisogna fare una rivoluzione sociale.

Massoneria – Non si vuole segreta, ma del segreto fa il suo dna. Con una predilezione per il complotto. A maggiore ragione quando all’apparenza ne è vittima. Si prenda il “complotto” per eccellenza: perché Garibaldi ha dato mezza Italia a quei citrulli dei Savoia? Sì, Cavour, ma Garibaldi l’Italia la diede ai Savoia, Cavour subito dopo lo cacciarono. Obbedienza massonica. Agli inglesi e a Luigi Napoleone, imperatore per burla. Dei generali borbonici compresi, che alzavano le mani non richiesti. Fino al XX Settembre: si attese l’equinozio d’autunno per sparare una decina di palle ad alzo zero contro il muro di Porta Pia – attenti a non beccare gli svizzeri – ed elevarle a epinicio sulla teocrazia. Ma – è questo il punto - non si può sapere, il riserbo si addice alla cultura laica, inespressa. All’indegna del perinde ac cadaver, l’uniformità gesuita.
La massoneria, in fondo, è istituzione antipapista, un altro nome per ghibellini. Per questo anche Rabelais era massone, o Montaigne, o l’uno e l’altro. E Dante, sempre ante litteram. Ma su Dante la fratellanza è divisa: molti gli appioppano la credenza che la terra fosse piatta, a lui e al Vaticano, e a Tolomeo. Sono un ramo, questi discorsi, della “scienza del complotto”, piace sapersi in mano a forze segrete – la negazione, in realtà, della politica.

Pensioni – La riforma delle pensioni, quella che adesso con difficoltà si tenta di sanare in qualche modo, non potendola smobilitare, così la vedeva Luciano Lama nel 1970, spiegandola all’“Espresso”: “Quando proponiamo di programmare le riforme nel tempo… ci si risponde: non ci sono i soldi. Lo sappiamo anche noi che i soldi non ci sono”, si rispondeva il segretario della Cgil, ma aggiungeva: “Ma non possiamo ammettere che le risorse non dico presenti, ma le future, quando ci saranno, vadano ancora una volta a finire all’estero, o nell’imbuto delle concentrazioni industriali del Nord, o nell’espansione disordinata, o negli investimenti di lusso”. Da qui la riforma lussuosa delle pensioni: “Ecco perché non ci rimane che imporre la pianificazione delle risorse scioperando, come abbiamo fatto con le pensioni, l’unica riforma fin qui realizzata. Il problema delle pensioni non è stato forse risolto impegnando disponibilità future?”
Non si può dire che Lama non ci vedesse giusto.

Raccomandazione – È uno di segni della “inferiorità” dell’Italia – rispetto all’etica puritana, alla Germania, all’Inghilterra, agli Usa, eccetera. Ma il 50 per cento delle assunzioni della Ernst & Young, la maggiore azienda di “cacciatori di teste” si fa per raccomandazione. Su presentazione cioè di qualcuno. C’è quindi la raccomandazione buona e quella cattiva.

Settecento – La “mentalità settecentesca”, quella dei lumi o della ragione, è per Croce quella del complotto: un “indirizzo intellettualistico”, di”semplicismo razionalistico”, la “cultura dei maestri elementari”, avulsa dalla complessità.

astolfo@antiit.eu

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