domenica 31 marzo 2013

Il ritorno di Pinocchio (Grande Fratello) – Berlusconi 11

Ha rivinto le elezioni quando le aveva perdute, ha rifatto un partito che aveva appena disfatto, ha occupato i media appena dopo l’annuncio ufficiale, con comunicato scritto, che si ritirava a vita privata, e ripropone sempre operazioni semplici, due più due, tre più tre, dal risultato inequivocabile. Che per lo più lo fanno definire un populista, rendendolo quasi simpatico, lui che gareggia a farsi antipatico. È il Berlusconi Pinocchio. Chi l’avrebbe detto?
L’ha detto il capo dei socialdemocratici tedeschi, e poi se l’è rimangiato. E il “kapò” socialista tedesco Martin Schulz, invitato a Palermo per un week-end da Crocetta, che poi anche lui ha detto che non l’ha detto. Ma in Germania lo dicono spesso, da un decennio ormai, e anche questo lo rende quasi simpatico. A dicembre del 2003 un manifesto campeggiava a Berlino pagato da Dirk Rave per propagandare la sua ultima opera “Silvio Berlusconi”. Opera in musica, non robetta. Sottotitolo “gangster, italienischer” - di che prendere la lupara: il tipo preoccupante dunque del tedesco, questo Rave, precursore a suo modo dello spread, ma in fondo è solo un fisarmonicista.
Il manifesto ha dato da pensare a Suzanne Stewart-Steinberg, italianista, germanista, psicoanalista, americana d’Inghilterra. Che ci ha costruito sopra un corposo “Effetto Pinocchio”, sull’identità italiana come pinocchiesca. Una valanga, insomma.
Sarà vero, non sarà vero. Ma Berlusconi è senz’altro Pinocchio.La studiosa angloamericana lo appaia a Benigni, “anche lui recente interprete di Pinocchio e novello rappresentante di un’Italia infantile”. E questo non quadra, Berlusconi tutto sarà meno che infantile. Ma la studiosa insiste: “Benigni e Berlusconi si rappresentano costantemente come acerrimi nemici. Forse lo sono, ma, al di là della natura del loro rapporto, ciascuno di essi può essere considerato come un burattino che tira i fili dell’altro” - come a dire: se Berlusconi, che vince sempre, è Pinocchio, che saranno gli altri? E su questo forse non ha torto.
Berlusconi Pinocchio, dunque: inventivo, superficiale, furbo, svelto, imprevedibile, e alla fin in qualche modo salvo. E geniale? Un burattino non lo è – di Berlusconi non si potrebbe comunque dire, si offende la religione. È capace però di miracoli. E Berlusconi lo è: ha domato infatti la Lega e il Msi, due bruttissime bestie. Risolutore, a suo modo, nella posa del monello che dice il re nudo - nudo qui anche lui.
Ora c’è in ballo Grillo, che sembra pure peggio. E toccherebbe a Bersani di domare, Grillo interpreta i cattivi umori della sinistra. Ma, e se ci riuscisse di nuovo Berlusconi? In fondo è questa la grandezza di Pinocchio, che le combina sempre grosse e sempre, in qualche modo, gli vengono bene.
In questo quadro, recenziore, quello che tutti vediamo a occhio nudo ogni giorno, della politica spettacolo, in cui un Grillo si confronta con un Berlusconi e entrambi vincono la gara, Berlusconi per la verità si spiega per se stesso. Senza il naso lungo. Ha inventato la politica del “Grande Fratello”, di cui ha fatto uno spettacolo per la masse, di presunta verità, ci prospera, e ne paga le conseguenze. A danno, nell’un caso e nell’altro, dell’Italia, ma senza colpa specifica: non ha imposto il “Grande Fratello”, soprattutto non alla sinistra.   Ma è vero che, come Pinocchio, Berlusconi ha la capacità di rendere speciali le esperienze più ovvie, Per esempio di capitalizzare sull’odio. L’odio è la sua miniera, la riserva dei suoi reiterati successi campali: è facile distruggere un avversario che solo l’odio tiene compatto, basta attaccarlo – l’odio non cementa, è dissolutore.

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