In queste condizioni diminuisce anche la forza lavoro
e la produzione del reddito. In assenza di un’immigrazione sostenuta e in parte
qualificata. Le politiche malthusiane del laicismo europeo hanno, come si
sapeva, un effetto negativo sulla prosperità. Con una curioso rovesciamento in
Francia, patria del laicismo, dove invece da quarant’anni, dalla presidenza
Pompidou, la politica fiscale e degli ammortizzatori sociali è intesa tutta all’incremento demografico (la
Francia veniva da un secolo e mezzo di calo della popolazione): la famiglia
modello ha in Francia tre figli. Un saggio eloquente dell’antidemografismo laico
suicida è quello di Giuseppe Berto, lo scrittore per tanti altri versi immerso
nella realtà e avverso alle false verità, nella sua “Modesta proposta” del
1971: limitare le nascite per dividere più equamente le risorse – che, però,
chi le produce?
Di più al Sud
Nelle dinamiche demografiche, la relativa ripresa
delle nascita degli ultimi quindici anni rispetto ai trenta precedenti vede un’altra
curiosità in Italia: il ribaltamento Nord-Sud. In precedenza il decremento
delle nascite era dovuto al Nord, con punte di fertilità inferiori perfino all’unità
a Genova, Trieste e nelle città dell’Emilia Romagna. Dal 1995, invece, l’Istat
fotografa questa situazione: “L’aumento dei nati continua a registrarsi, infatti,
solo per i residenti nelle regioni del Centro e del Nord, mentre al Sud e nelle
Isole prosegue il fenomeno della denatalità”. In particolare, dal 1995 “si
osserva una riduzione delle nascite compresa tra il 6 per cento della Sardegna
e il 22 per cento della Basilicata, meno 21 per la Calabria, un meno 14 per la
Sicilia, e un meno 16 per Campania, Puglia e Molise”. Le regioni a reddito ro
capite superiore alla emdia nazionale, Abruzzo compreso, hanno un indice di natalità
attivo.
Il
punto di non ritorno
In Italia il
numero delle nascite è inferiore ai decessi da quasi vent’anni, dal 1994. Inoltre,
l’Italia è il primo paese al mondo a fare esperienza del cosiddetto “punto
di non ritorno”, che si ha quando il numero di persone sopra i sessant’anni
eccede il numero di coloro che sono sotto i venti. Un dato irreversibile,
secondo i demografi: la probabilità che il numero dei ventenni o meno torni a
superare quello dei sessantenni o più è bassissima. Secondo il National
Institute on Aging Usa, entro vent’anni il 32,6 per cento della popolazione
italiana avrà 65 anni. Trentacinque anni fa, il 9 per cento della popolazione
italiana era composta da bambini con meno di cinque anni. Oggi questi bambini
formano appena il 4,2 per cento della popolazione. I bambini scompaiono: secondo
la Population Division Onu, nel 2050 saranno appena il 2,8 per cento della
popolazione italiana.
Eccetto
gli immigrati
Un’altra particolarità,
che l’Italia condivide con la Germania, la Francia e molti altri paesi europei,
è che nella nuova natalità hanno una parte cospicua gli immigrati. Uno su
cinque nuovi nati è di genitore\i straniero\i (erano uno su 16 nel 1995, e uno
su 8 nel 2008).
Per la Germania la popolazione si calcola che si
ridurrebbe a metà secolo da 82 a 69 milioni di abitanti con un saldo immigratorio
di 100 mila entrate l’anno – a 74 milioni con u’immigrazion e netta di 200 mila
unità l’anno. Giù un quarto della popolazione tedesca è di discendenza
straniera o parzialmente straniera. Tra i tedeschi con meno di quindici anni la
percentuale è del 35 per cento. Nelle grandi città almeno sei bambini su dieci di
età fino ai cinque anni hanno almeno un genitore nato all’estero.
Finisce l’Europa
In Spagna la
prospettiva è peggiore, poiché il tasso di fertilità è sceso da tempo e si
mantiene attorno a 1,3. Con la tendenza in calo, per effetto delle mutate
condizioni sociopsicologiche delle donne, e da tre anni della crisi economica (cinque milioni di disoccupati sui venti attivi):
nel 2012 l’Instituto Nacional de Estadìstica calcola un 3,5 per cento di nascite
in meno rispetto al 2011. A questo ritmo i 47 milioni di spagnoli di oggi
saranno 35 in trent’anni.
Il fenomeno si
allarga da qualche anno a tutta l’Europa. Nel 2011 almeno undici paesi della Ue
hanno denunciato un tasso di crescita demografica negativo. Per avere una popolazione stabile sul piano
demografico occorre un tasso di fertilità di 2,1 figli per donna. In Grecia il
tasso di fertilità 2011 è stato di 1,46, in Portogallo 1,36, in Italia 1,38, in
Germania 1,36.
La pensione a 67 anni forse non basta, peraltro, a ridare equilibrio alla previdenza. - all’economia. La Germania dibatte se non sia necessario portare l’età della pensione a 70 anni – cioè a pochi anni di rendita, considerato che l’opinione tedesca e il sistema sanitario sono a favore di una fine precoce dei vecchi, se non di una vera e propria eutanasia, sull’ambiguo concetto di “accanimento sanitario” - l’aspettativa di vita è in Germania di 82 anni, in Italia di 82 (a San Marino a 83, grazie alle tasse?), benché il reddito emdio sia in Germania superiore a quello italiano di un quarto.
La pensione a 67 anni forse non basta, peraltro, a ridare equilibrio alla previdenza. - all’economia. La Germania dibatte se non sia necessario portare l’età della pensione a 70 anni – cioè a pochi anni di rendita, considerato che l’opinione tedesca e il sistema sanitario sono a favore di una fine precoce dei vecchi, se non di una vera e propria eutanasia, sull’ambiguo concetto di “accanimento sanitario” - l’aspettativa di vita è in Germania di 82 anni, in Italia di 82 (a San Marino a 83, grazie alle tasse?), benché il reddito emdio sia in Germania superiore a quello italiano di un quarto.
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