Gauck
opina che ciò sia dovuto alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648), dopo la quale
solo i príncipi garantirono una certa sicurezza, e un sentimento di sudditanza
all’autorità si venne a creare. Ma la radice è in Lutero, che in Italia è
sinonimo di libertà, in chiave anticlericale, mentre fu l’opposto di come si
rappresenta: non liberò nessuno in Germania, né su piano politico né su quello
spirituale o religioso, e anzi fu spregiatore del popolo, che trovò bonaccione
e vagabondo e asservì – lo dice il “saggio fondamentale” di Thomas Mann sulla
Germania e i tedeschi scritto nel 1945, che la curatrice Tonia Mastrobuoni qui
ricorda, e bisogna crederci: il Riformatore, “incarnazione dell’essenza
tedesca”, fu un “rivoluzionario conservatore” - pure lui fra i tanti, Thomas
Mann compreso - che “ha fondato l’atteggiamento sottomesso dei tedeschi
dinnanzi ai príncipi e all’autorità e ha favorito, forse inventato, il dualismo
tra audace speculazione spirituale e immaturità politica”.
La
libertà la casa editrice degli esclamativi (“Indignatevi!”, “Democrazia!”)
affida al teologo e pastore Gauck. Che è il capo dello Stato in carica in Germania,
ma anche uno che ci tiene molto alla differenza, a essere luterano. Non in
sintonia quindi con Thomas Mann, ma non del tutto. Tonia Mastrobuoni trova che
la caduta del Muro nel 1989 fu opera dei berlinesi. Gauck, che dall’Est vi ebbe
un certo ruolo, dubita. Il vero tema del presidente della Repubblica tedesco è
il senso della libertà in Germania, debole. La libertà tedesca lo lascia
perplesso.
Joachim
Gauck, Libertà!, add, pp.62 € 6
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