C’è un distinto profumo di Marina, di superficialità cioè sotto le uniformi candide e le mostrine, nella vicenda dei marò. L’ammiraglio Di Paola, che dice di stare eroicamente al suo posto di ministro malgrado la cattiva gestione dell’affaire, ne è l’immagine archetipica. L’ultima di una tristissima vicenda di incapacità. Di Paola è a capo di un ministero non è stato in grado di spiegare al comandante della nave italiana di non approdare al porto indiano. Né poi di far valere che nella stessa posizione del cargo italiano si trovava un cargo greco, che invece non ha riposto all’invito della guardia costiera del Kerala e ha proseguito al sua rotta.
La Marina è l’arma privilegiata della Difesa italiana, in termini di spesa. Ma non ha mai vinto una battaglia in passato, e ha prodotto solo danni nel pattugliamento delle acque territoriali contro l’immigrazione clandestina - compresi i tanti morti della “Kater Rades” nel 1997. Piace agli italiani a cui piacciono le divise, ma perché non dire che si potrebbe addestrare meglio? Magari anche i marò.
giovedì 28 marzo 2013
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