Questo mentre Grillo, “il comico”, le cinque stelle
originarie le ha messe in un canto – acqua, ambiente, trasporti, connettività,
sviluppo. E l’antipolitica pure, il vaffa. Grillo rappresenta, di più in questa
fase postelettorale, per compostezza, sobrietà, intelligenza lunga, soprattutto
la ribellione degli italiani ai media. Anche in quelli che non lo sanno. Con
l’illusione naturalmente che la rete dà della democrazia diretta – e gli
equivoci che la nozione comporta, di sudditanza in assenza d’intermediazione.
La rete di Grillo è del resto sostituiva ai media. I
new media nel loro senso antagonista, all’opinione pubblica infagottata dei “giornalisti”
– per i molti sinonimo di ciarlatani e mestatori. Grillo lo dice da sette o
otto anni, e lo ha ribadito col reiterato rifiuto dei media italiani.
Sono sorpresi tutti ma sono gli unici a essere
sorpresi da Grillo, i media italiani. E questo è il segno della loro
incapacità. Di tale natura, però, costanza e portata che più che incapaci vanno
detti perversi: il partito della crisi c’è, e sono i media, i loro padroni,
cinici, speculatori, affaristi (non sono molti: Murdoch, De Benedetti, Bazoli –
e Berlusconi, ma meno degli altri, eh sì!). A lungo prima, e anche ora dopo il
voto, accuratamente al margine delle cose che realmente accadono, imponendo
invece false piste.
Il partito della
crisi
Veniamo quindi sommersi da richieste perentorie di
autocritica di questo o quel politico, anche da parte di mezze calzette senza
nessuna autorità, ma senza mai un cento autocritico. Da minutaggi e pagine
intere per Grillo che pretende di farsi una passeggiata in spiaggia sabato
invece di rispondere all’assedio dei giornalisti. Dalla venditrice di non s’è
capito bene che cosa, ex velina, che ha svoltato in tarda età duettando con
Berlusconi sul (suo) culo e ora è sul fronte della resistenza. Dalla reginetta in
posa di facebook Viola Tesi. Tutto può avere il suo momento di gloria, come i
cagnetti della campagna elettorale. Mentre i giornalisti “assediano”, da
Avetrana a Grillo, senza ribellarsi, senza vergogna – perché non sanno fare
altro?
Sembrerebbe di sognare se non fosse tutto quello che i
media sono. Quando se ne farà la storia, sarà solo di una lunga vergogna:
superficiali, pettegoli, ritardati. Come se l’ “indignatevi!” di Hessel che si
celebra nella scomparsa fosse uno sberleffo e non un richiamo ai fatti. Specialmente
agguerriti, insidiosi, traditori, di fronte alla possibilità di un governo
vero, la cui esigenza è stata trascinata a vuoto per trent’anni. Trent’anni perduti
in chiacchiere, sembra inverosimile, ma questo sono i media italiani, soffocanti. Devianti, non senza scopo.
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