domenica 3 marzo 2013

La rete di Grillo è la ribellione ai media

All’improvviso il linguaggio politico è diventato grillino: fare presidente del consiglio un ragazzo, una signorina, un gay, possibilmente non professori. Segno dell’indigenza dell’opinione pubblica in Italia, senza mai un richiamo ai fatti. Che sono una recessione grave, la più grave dopo il 1930, con oltre un milione di posti di lavoro perduti, e un debito da consolidare, con misure anche impopolari ma improcrastinabili, non si può andare avanti indefinitamente a pagare più tasse: è insensato e non c’è più da grattare.
Questo mentre Grillo, “il comico”, le cinque stelle originarie le ha messe in un canto – acqua, ambiente, trasporti, connettività, sviluppo. E l’antipolitica pure, il vaffa. Grillo rappresenta, di più in questa fase postelettorale, per compostezza, sobrietà, intelligenza lunga, soprattutto la ribellione degli italiani ai media. Anche in quelli che non lo sanno. Con l’illusione naturalmente che la rete dà della democrazia diretta – e gli equivoci che la nozione comporta, di sudditanza in assenza d’intermediazione.
La rete di Grillo è del resto sostituiva ai media. I new media nel loro senso antagonista, all’opinione pubblica infagottata dei “giornalisti” – per i molti sinonimo di ciarlatani e mestatori. Grillo lo dice da sette o otto anni, e lo ha ribadito col reiterato rifiuto dei media italiani.
Sono sorpresi tutti ma sono gli unici a essere sorpresi da Grillo, i media italiani. E questo è il segno della loro incapacità. Di tale natura, però, costanza e portata che più che incapaci vanno detti perversi: il partito della crisi c’è, e sono i media, i loro padroni, cinici, speculatori, affaristi (non sono molti: Murdoch, De Benedetti, Bazoli – e Berlusconi, ma meno degli altri, eh sì!). A lungo prima, e anche ora dopo il voto, accuratamente al margine delle cose che realmente accadono, imponendo invece false piste.
Il partito della crisi
Veniamo quindi sommersi da richieste perentorie di autocritica di questo o quel politico, anche da parte di mezze calzette senza nessuna autorità, ma senza mai un cento autocritico. Da minutaggi e pagine intere per Grillo che pretende di farsi una passeggiata in spiaggia sabato invece di rispondere all’assedio dei giornalisti. Dalla venditrice di non s’è capito bene che cosa, ex velina, che ha svoltato in tarda età duettando con Berlusconi sul (suo) culo e ora è sul fronte della resistenza. Dalla reginetta in posa di facebook Viola Tesi. Tutto può avere il suo momento di gloria, come i cagnetti della campagna elettorale. Mentre i giornalisti “assediano”, da Avetrana a Grillo, senza ribellarsi, senza vergogna – perché non sanno fare altro?
Sembrerebbe di sognare se non fosse tutto quello che i media sono. Quando se ne farà la storia, sarà solo di una lunga vergogna: superficiali, pettegoli, ritardati. Come se l’ “indignatevi!” di Hessel che si celebra nella scomparsa fosse uno sberleffo e non un richiamo ai fatti. Specialmente agguerriti, insidiosi, traditori, di fronte alla possibilità di un governo vero, la cui esigenza è stata trascinata a vuoto per trent’anni. Trent’anni perduti in chiacchiere, sembra inverosimile, ma questo sono i media italiani, soffocanti. Devianti, non senza scopo.

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