L’italiano come Pinocchio? Sembra il solito stereotipo dell’italiano marionetta (specialmente ricorrente nella pubblicistica teutonica, e l’autrice nasce germanista). Invece a ogni pagina si rivela una lettura geniale. Da italianista alla Brown University negli Usa, Suzanne Stewart-Steinberg rilegge tutto ciò che ha “fatto” l’Italia unita, dal 1861 al 1922: la pedagogia, la letteratura, la storiografia, con la psichiatria, l’antropologia, la criminologia, la chiesa, la massoneria, insomma tutto quello che una volta si sarebbe detto l’“ideologia italiana”. Compresa la medium Eusebia Palladino, per dire. O Scipio Sighele e Matilde Serao con Maria Montessori. E alla fine del suo ponderoso excursus la conclusione sembra perfino ovvia: una fortissima dose d’irrazionalità caratterizza la vita italiana. Anche la vita pubblica, i “fatti” della pubblica opinione. E quella culturale, che pure si penderebbe più riflessiva.
Psicoanalista della cultura (l’ultimo saggio è “Anna Freud. Impious Fidelity”), la studiosa ha i mezzi per fare emergere la verità che le apparenze, le abitudini, sottendono. Di una sorta di psicologia nazionale, una perlomeno che caratterizza “l’italiano” fra le culture europee: come svelto, credulone, facilmente illuso, e socievole, attivo, inventivo. Umberto Saba la aiuta, con la più eminente delle sue “Scorciatoie e raccontini”: “Gli italiani sono l’unico popolo (credo) che ha avuto, alle origini della sua nascita (o della sua leggenda), un fratricidio”. Mentre avrebbero dovuto uccidere un padre (fare una rivoluzione) per affrancarsi. Ma senza gli eccessi della confraternita: l’Italia, l’italiano, Pinocchio, Stewart-Steinberg rappresenta in perpetuo farsi. Si potrebbe dire che vive nella crisi.
Un libro non riassumibile, tante sono pagina per pagina le sorprese. Ma alla fine uno, Pinocchio o non Pinocchio, ha la chiave del dilemma della “funzione politica” irrisolta in Italia, da sempre (oggi è un momento drammatico tra i tanti), caso unico in Europa, tra ribellismo e succubismo. Che è incostanza, ma non solo, è molto di più. Attraverso Pinocchio, il burattino senza fili (di cui perciò la studiosa indaga i fili nascosti), spiega l’alternanza di creatività e burocratismo, di entusiasmo e fatalismo, di legalismo e illegalismo (l’illegalismo di tanto legalismo),
Suzanne Stewart-Steinberg, L’effetto Pinocchio, Elliot, pp. 576 € 25
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