Ci sono motivi più che validi per il Pd di non imbarcarsi in un governo col Pdl. Non a nome proprio (è diverso se c’è la forza maggiore, e la partecipazione è in nome collettivo, come fu fatto col governo Monti). Ma l’unico motivo che vale in quel partito è l’odio. Nei propri intellettuali – giudici, giornalisti. Nella sua vecchia e nuova base.
Erano tutti ex Pci i convenuti all’adunata viola in piazza Santi Apostoli a Roma sabato. Molti vecchi, e alcuni ex Fgci. E tutti condividevano il livore di Flores d’Arcais e Furio Colombo. L’uno col nazismo di Berlusconi, l’altro con l’ineleggibilità - vedere Furio Colombo con la bava alla bocca faceva effettivamente impressione.
Dei giudici l’ex Pci, conoscendoli, ha diffidato agli inizi di Mani Pulite. Poi ha deciso di cavalcare il dipietrismo. Ma l’avventurismo non paga per un partito di massa, che cura i fatti di tutti, lavoro, reddito, onestà (dei giudici compresi). I giudici sono inaffidabili. Anche nel caso di Berlusconi. Non c’è dubbio che Berlusconi avrà una colpa, ne abbiamo tutti: un vero giudice la accerta e la partita si chiude – basta una colpa accertata, non serve dire Berlusconi golpista, capomafia, trafficante di droga e ora magnaccia.
Non è sbagliato a questo punto dire che l’odio è la forza maggiore di Berlusconi. Di cui non si riesce a trovare il punto di resistenza – la resilience che perfino gli scienziati politici suoi nemici gli riconoscono: ha governato debolmente, ha troppe debolezze senili. Se non appunto l’odio di cui si può fare scudo.
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