“Irrituali” le dimissioni di terzi? E che doveva fare? Il ministro degli Esteri, ambasciatore di carriera, ricordiamolo, e non un politico, aveva preso una decisione, con “l’assenso di tutti”, avendone reso partecipi “tutte le istanze istituzionali”, e questa gli viene poi contestata, ribaltata, e addossata. Chiunque capisce che sarebbe stato meglio se le altre “istanze istituzionali” avessero detto: Terzi ha fatto di testa sua. E l’avessero dimissionato. Oppure dicessero: Terzi ha mentito alla Camera, non è vero che ha agito con “l’assenso di tutti”. No, niente di tutto questo: Napolitano si affretta a rimproverare a un uomo, un ministro, l’onestà. Dicendosene “sconcertato e stupito”. Sconcertante, venendo da un uomo della sua esperienza.
Il sangue non mente, come usava dire? Napolitano, che si ritiene un maestro in politica estera, ne ha del resto combinato troppe in materia. Per primo on l’arrendevolezza alla politica aggressiva di Angela Merkel – prima di scoprire una sponda “obbligata” in Gauck: il pastore, non meno duro e piccolo nazionalista della Merkel, ha perlomeno il senso delle convenienze. Sottostimare la grave offensiva tedesca contro l’Italia da metà 2011 è un fatto grave.
Non c’è altra spiegazione. Napolitano finisce per soggiacere ai vizi del suo (ex) partito. Ha (ncora) consiglieri che avrebbero potuto evitarglielo, ma evidentemente il sentimento – il “sangue” - prevale. L’insulso mandato a Bersani era già stato un segno di debolezza. Che si conclude con un doppio nefasto effetto: la perdita di tempo, una settimana è tanto, e l’impressione che il governo non sia una cosa seria.
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