Dio – Può essere il fondamento
del male, lo è stato. Quello di Wagner in “L’oro del Reno” è “compromesso
in tutti i modi”, nota perplesso il wagneriano D’Annunzio. Anche se forse è
solo incapace, poiché si fa salvare da un libero pensatore nemico della morale.
C’è
anche il Dio degli eserciti, della nazione pura e dura, delle egemonie o
destini manifesti, e in molte parrocchie, non solo sudamericane, dell’odio di
classe.
Dispotismo – È il
potere del padrone sugli schiavi. Ma i barbari l’accettano, secondo l’assicurazione
canonica di Aristotele, “contenti”. È un ordinamento vivo, quello dispotico,
sia pure asiatico.
Ermeneutica – Dà indirettamente fondamento al realismo. C’è
ancora vita dopo la decostruzione, anche sotto l’ermeneutica. Gadamer forse no,
ma Lévy-Strauss e Derrida lo sanno, per i quali è anche un codice identitario: la
decostruzione è strumento di fabbricazione.
L’esegesi è langue, nella fattispecie la
disamina di ogni verità. È codice culturale ma identitario.
Quella biblica è un divertimento a spese di Dio
– il Dio nascosto è più che altro uno zio paziente.
La
storia filosofica, spiega Kant, è apriori, un filo conduttore da cui non si
evince la storia propriamente detta degli eventi empirici. Ed è scienza
politica, la più politicizzata. Ma è un discorso. Sempre critico, anche quando
è accattivante. Qualcuno ci vede l’abito di Dio. È un racconto, un’ermeneutica
che sempre si rinnova.
Fondamentalismo – È fattore identitario,
attualmente confuso con l’islam, con la religione. La cultura è certo
identitaria, ma c’è da dubitare che la religione sia parte
integrante della langue, il codice intimo delle comunità, e non una sua
applicazione.
Freud – Una teoria lo vuole transalpino per un
motivo: oltralpe i bambini crescevano mutili, se non
erano ricchi, e anche quando erano ricchi più spesso avevano il paraocchi di
gelose istitutrici, mentre i nostri si godevano le nudità senza rimorsi esposte
sulle pubbliche fontane, vergini e putti in bella mostra. È tesi goliardica ma
non del tutto.
Immaginazione – Spaventa i santi,
tradizionalmente.
I malfattori
sembra ne vadano esenti, e invece me sono eccitati.
Libertà – È il motore della rivoluzione, quindi sempre
attivo - sempre c’è fede e speranza, c’è vita. Ma l’uomo non vi è più pronto oggi
che la felicità è economica: se l’indicatore sta a zero, o vicino allo zero, le
nevrosi dilagano, con depressioni, stupri, suicidi, la follia.
Dice Tolstòj: “Per rappresentarci un uomo
libero, ce lo dobbiamo rappresentare fuori dello spazio, il che evidentemente è
impossibile”. Meno è possibile essere un uomo libero, nonché rappresentarsi.
Non fuori della società e la storia, oltre che dello spazio. Possiamo pensarci
liberi, ma cosa cambia? Bisogna avere l’orgoglio dei limiti. Dopo si può essere
liberi.
Rivoluzione - È opera da
carpentieri. I quali operano anzitutto per demolire. Anche in senso proprio: la
Rivoluzione Culturale cinese provò a fare dei monumenti calcinacci da smorzo, i
giacobini demolirono l’Abbazia di Cluny,
dura fatica, i polittici a Avignone di Simone Martini, Lippo Memmi e Giovannetti,
il tesoro di San Marco, e non ebbero abbastanza tempo per il Castello Sforzesco
a Milano. E quanto fervore non ci misero i protestanti con sassi, torce e
martelli, a annientare i patrimoni di quadri, codici, arazzi, statue in Germania,
Svizzera, Olanda, Scandinavia e Gran Bretagna, solo l’Italia in ogni piazza
mantenne i suoi putti e le vergini nude.
Si potrebbe
anzi dire la rivoluzione direttamente opera di demolitori, “Marx allo
sfasciacarrozze”. Che pone problemi non solo agli abitudinari, ma a chi ne fa
materia di progresso, che comunque è accumulo di pietra su pietra, anche se morale
e civile.
È il momento del galoppo, nella quiete
dell’evoluzione, con cadute anche catastrofiche. Il governo delle leggi, o
Habeas Corpus, è un aspetto dell’ideologia europea, ma non il più importante.
Il nucleo centrale è il governo della libertà: l’ideologia europea si definisce
in opposizione al dispotismo, da Aristotele in poi identificato con l’Oriente.
Ma Oriente sono i barbari, non un luogo geografico.
Ciò non toglie che le invasioni barbariche
vengono dall’Oriente e dal Nord, e non è titolo di demerito: la decostruzione,
per esempio del linguaggio, è fonte d’ingegnosa narrativa.
Storia – Ci sono sorprese nella storia. Quella
dell’atomica è molto istruttiva: la fissione dell’atomo si pensava possibile
solo con bombardamenti possenti, per i quali furono apprestate macchine
disintegratici con forza di penetrazione pari a nove milioni di volt, e invece
avvenne a opera dei neutroni, praticamente sprovvisti di carica.
Nell’ordinamento militare i neutroni sarebbero non gli artiglieri ma gli
assaltatori, che mimetizzati prendono di sorpresa le difese della natura,
sempre troppo sicura di sé, i ninja della fisica. Ma ci sono dei limiti
- “più stupido di così si muore”, diceva Petrolini, che lo stradario romano
celebra “attore drammatico”.
Tolleranza – È indifferenza. Dovrebbe esserlo, nel caso
del diverso come dell’avverso. L’accettazione del nemico in casa, religiosa o
politica, può essere solo un modo d’essere, di buon’educazione. Escludendo cioè
dispetti e violenze.
È un
valore negativo, la negazione della negazione. Che reca implicita
l’indifferenza, altrimenti, in senso proprio, dovrebbe rafforzare i nostri
stessi “valori”, esclusivi cioè. Indurre alla mobilitazione, anche se per
rafforzare (difendere) se stessi.
zeulig@antiit.eu
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