giovedì 11 aprile 2013

Il compromesso ribaltato

È sempre più partito neo-guelfo, dentro e fuori il Pd. C’è chi lo dice, Renzi, e chi tace, Fioroni, Marini, ma il disagio prevale tra gli ex Popolari nel partito Democratico. Anche perché i rapporti di forza non sono più quelli di sei anni fa. E c’è da pescare nel partito di Berlusconi – quella di febbraio sarà stata la sua ultima campagna elettorale. La situazione è solo momentaneamente in stallo, in attesa del nuovo presidente della Repubblica e dell’esito della legislatura, ma la separazione è come se fosse stata già consumata, checché ne dica D’AlemaLa presidenza toccherà peraltro a un cattolico, e se questi sarà Prodi, come tutto lascia supporre, pe il Pd è la fine. Ci vorrà un miracolo a Bersani per tenere il partito unito – e d’altra parte Bersani stesso sembra marciare in direzione di un partito socialdemocratico.
Il risultato elettorale ha confermato un ribaltamento della forza relativa all’interno del Pd, tra ex Pci e ex Dc. Della forza elettorale, perché il partito è saldamente ex Pci, o è risentito come tale, il partito di Berlinguer, o dei duri-e-puri, molto settario. Sempre meno ex Pci votano Pd, oppure votano Vendola, Ingroia-Di Pietro, Grillo, l’astensione, la Lega. C’è comunque più spirito di corpo, pur tra le divisioni, tra gli ex Dc, tutti devoti confessionali seppure senza più confessori, e anzi spavaldi. E meno tra gli ex Pci, non avvezzi alla concordia discors.
È l’effetto del primo voto di Berlusconi catturato, grazie a Monti che, pur fallendo, ha intercettato la Lombardia. E si punta con buona certezza sul Sud, che sarebbe pronto a un cenno per rischierarsi. Dopo essersi tenuto lontano dall’urna a febbraio: non per Casini-Monti, balorde ruote di scorta del Pd, ma non più con Berlusconi.
Non è un segreto per nessuno, solo per i giornali, redazioni ligie al centralismo democratico, che per i Letta, i Franceschini e i Bonanni, Bersani e Camusso sono “i comunisti”. Nemmeno “quelli là”, proprio i vecchi “comunisti”. È tutta Dc la strategia d’imbossolare Bersani nel non-governo, con la pregiudiziale anti-Berlusconi. I più incondizionali sono Bindi & co., vecchio pedigree democristiano. Per prendersi (riprendersi) i voti di Berlusconi, naturalmente. Ma intanto, sul sicuro, per liquidare Bersani e indebolire la componente laica e socialista.


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