È una curiosa anomalia dei giornali italiani, la
seconda. La prima e più nota è il carattere non editoriale dell’impresa
giornalistica. Gli editori hanno tutti altri interessi, la banca, la Borsa, un
tempo il petrolio e la chimica, e lo stesso Berlusconi, l’unico editore “puro”,
se ne serve per la sua politica e anzi la sua personale figura. La seconda
anomalia è lo schieramento dei giornali, da parte di questi editori impuri,
alla maniera di Berlusconi, per un partito o un gruppo politico. Nemmeno per
uno schieramento ideale, ma per questo o quel “potentato”. Il che vuole dire,
in presenza di Berlusconi, per il partito Democratico. Per cui, per dire, è democrat
“La Stampa”, della Fiat, che viene portata regolarmente in tribunale dalla Cgil
per condotta antisindacale…
L’anomalia ha però radici lontane, ben prima di
Berlusconi. E risale al 1978, quando Scalfari schierò “Repubblica” col Pci.
Adalberto Minucci, che allora dirigeva la Sezione Stampa del Pci di Berlinguer,
assiduo frequentatore di Scalfari a “Repubblica”, lo spiegò senza mezzi termini
alla redazione di “Paese Sera”, il giornale “indipendente” del Pci, che
minacciava di chiudere (e poi chiuse): ”Il Partito non ha interesse a spendere
per avere un giornale fiancheggiatore quando già ne ha uno gratis”. Il problema fu poi risolto trasferendo quelli di “Paese Sera” a “Repubblica”, nuovi dirigenti del giornale, capi servizio, capi redattore e comitato d redazione, raddoppiandone la retribuzione col semplice trasferimento.
L’anomalia, anzi, era cominciata cinque anni prima, proprio
al “Corriere della sera”. Bruno Tassan Din, general manager della Rizzoli nel
1973, poi cancellato dalla memoria per la frequentazione della Loggia P 2, era “in
ottimi rapporti con numerosi esponenti di primo piano del Pci, Elio Quercioli e
Adalberto Minucci, responsabili per la stampa, Gianni Cervetti, uomo di punta a
Milano, ed Eugenio Peggio, economista” (G.Leuzzi, “Mediobanca Editore”, p. 14).
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