Francia-Germania – La Germania è
cambiata, l’Europa è cambiata, l’asse franco-tedesco su cui si reggeva è un
residuato, attivo unicamente per alcune convenienze politiche. Forse solo per
la politica agricola, ormai anch’essa residuale nell’Ue: non nella politica monetaria,
e non in quella industriale (aerospaziale, nucleare), mentre non è mai decollata
nella difesa. I socialisti francesi che
ne prendono atto, il partito e il presidente Hollande, vengono in ritardo di
quasi vent’anni, l’asse è finito con Kohl e Mitterrand.
La
Germania di dopo il Muro è un’altra. Non avendo più il temutissimo sovietismo
in casa, non ha più nessuna ragione per schiacciarsi sull’Europa e l’Occidente,
come faceva la repubblica di Bonn. Questo la Germania lo ha pure detto, in più
modi, ma l’Europa ancora non l’ha recepito. C’è Berlino ora, dove si discute
apertamente di egemonia: come esercitarla al meglio. Democraticamente,
legalmente, stando ai trattati, ma sempre di egemonia si tratta. Non di un’Unione
tra pari, nella quale la Germania trovava rifugio e difesa.
È così
che la Germania ha capitalizzato la crisi a danno dei partner europei, ora
semplici concorrenti: finanziandosi a tassi d’interesse reale negativi a spese dei partner meno forti. Il paradigma egemonico implica un ritorno delle politiche
mercantilistiche all’interno della stessa Unione, per cui un Paese può e deve
sfruttare la sua posizione di potere relativa a proprio beneficio.
Della
nuova asimmetria ha fatto le spese da ultimo l’Italia. Che anch’essa veniva
sentita e valorizzata in Germania come una difesa dal sovietismo, per la
forza del suo partito Comunista. Era un paradosso della guerra fredda, ma
la Germania si fidava dell’Italia perché si fidava del suo Pci. È in questo
quadro, di destini ormai divisi, che la Germania ha letteralmente schiacciato l’Italia negli anni
2011-2012, con dichiarazioni a catena, pressioni (ha perfino licenziato un
governo italiano, in favore di Monti), e svendite di titoli italiano: più alto
lo spread sulla finanza italiana più
bassi, anzi negativi, quelli tedeschi. Nella chimica, le macchine utensili e i
mezzi di trasporto, i settori più in concorrenza, a parità di prodotto, i
prezzi tedeschi si sono potuti ridurre per il solo fattore credito dell’8-10
per cento.
Reduci – Sono entusiasti i falliti.
Quelli della Seconda Repubblica come quelli del ’77 (terrorismo) e del Pci. Mentre
non lo sono quelli del Sessantotto – giustamente, volevano essere e sono critici,
positivi ma non pieni di sé. E non si trovano celebratori della Repubblica
vera, prima del circo giudici-giornalisti: la scelta del ’47 (l’Occidente),
quella del ’53 e del ‘57 (l’Europa), del Sessantotto o della sfida
dell’ammodernamento civile e sociale (centro-sinistra), della sconfitta del
terrorismo, della sconfitta dell’inflazione (scala mobile), dell’Italia quarta
potenza economica mondiale. Se se ne trova ancora qualche storico è del Pci, in
spirito reduci stico, fazioso.
Risorgimento – Un marziano,
un venusiano, che si formasse un’idea dell’unità dell’Italia sulle “cose” della
storia, dibattiti parlamentari, manovre e crisi di governo, disposizioni amministrative,
diplomatiche etc. lettere, discorsi, leggi, elezioni, le politiche di Napoleone
II, le politiche dell’Austria, gli stessi Borboni, che potesse rileggere la
documentazione come di un mondo alieno, immune al patriottismo e alla lezione canonica,
avrebbe tutt’altra idea di Cavour, dei Savoia e dell’unità. Tutt’altra rispetto
a quella in cui l’opinione è “correttamente” (un tempo: patriotticamente)
avvolta. Su quella che sarà la questione meridionale, ma anche sulla questione
romana, o su Milano, le Venezie.
L’Italia
unita è di “lettori”, come il Foscolo, “di pochi libri”. Possibilmente
d’attualità, anche quelli di “storia” - in linea cioè col messaggio politicamente
corretto. Non c’è altra storia contemporanea che abbia espulso gli “irregolari”
come fa la storia italiana, a cominciare dai poeti e letterati. Il Risorgimento si vuole lineare, a parte un po’ di repubblicanesimo - di Mazzini, meno di Garibaldi.
Il
centocinquantenario ha evitato la “vera storia”. Le solite polemiche sul
brigantaggio come resistenza, per vendere qualche copia ai talk-show, e nulla
più.
Seconda Repubblica – Viene celebrata
allo sfinimento, in spirito sempre reducistico, anche da chi non ne fu parte
(il Pci), mentre è il periodo più sinistro della Repubblica, con tutti quei
giudici arruffoni, carrieristi, cinici. E anche il più triste, una stagnazione
dell’economia e del benessere ormai ventennale, culminata nella recessione,
indotta, interna – licenziamenti, impoverimento generale, incertezza. Il tutto
sempre paludato, camuffato, sotto la questione morale, che è il cancro di
questa Seconda Repubblica, di chi la agita come di chi la provoca.
Con
l’uscita-non-uscita di scena di Napolitano, ultimo esponente della vecchia
politica, se ne può tentare un
riesame.
Che
sia giunta o no al termine, ha una storia di vent’anni, vuota: non una
proposta, un’iniziativa, una legge degna del nome. Una scelta giusta per
l’euro. Un referendum sulle pensioni per esempio come quello sulla scala mobile.
Una qualsiasi novità per il lavoro che si perde a vista d’occhio. Una politica
estera meno prona alle guerre per conto degli Usa. Che sappia che c’è la Cina,
e l’India, e ‘America Latina insieme con l’Asia. Una politica per gli
immigrati. Non una forza politica di buon governo, solo personalità stinte: Bossi,
Berlusconi, Prodi, Fini, Casini, Bindi, Bersani, e i tanti professori incapaci,
dannosi come la questione morale che li ha investiti di autorità. Vaneggiamenti.
Con figure perfide di giudici in agguato – sempre meglio che lavorare.
Qualcosa
di buon ha fatto la vecchia guardia, Amato, Ciampi, lo stesso Napolitano.
Socialismo – È vittima
anch’esso della caduta del muro. O ha mutato natura negli ultimi 25 anni,
avendo mutato gruppi dirigenti. Si segnala per il radicalismo sui diritti
civili, aborto, sesso, buona morte, con Zapatero in Spagna e Hollande ora in
Francia. Più spesso per dichiarato anticlericalismo. E come partito degli
affari in Germania, come in Grecia e in Israele. Dimenticando la giustizia, fiscale
e sociale, la pace, gli immigrati e ogni altro gruppo realmente minoritario e
sfruttato.
astolfo@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento