domenica 14 aprile 2013

Il primo matricidio d’Irène

È la prova generale dei testi-chiave della scrittrice, “David Golder”, che verrà solo un anno dopo, e “Il ballo”, in cui la scrittrice farà i conti col padre, amato benché assente, e la madre. Ma un racconto riuscito di suo. Pubblicato in più puntate su “Les Oeuvres libres”, a conto d’autore quindi, nel 1928, quando Irène aveva 25 anni, due anni dopo il matrimonio e il primo romanzo, sempre a puntate su “Les Oeuvres libres”, “Il malinteso”, ha già una felice mano: con effetti ogni poche pagine, e una scrittura semplice, scorrevole – pregio accentuato da questa traduzione, di Monica Capuani.
Irène lo pubblicò con uno pseudonimo, Pierre Nerey, anagramma di Irène, ancora incerta sul rapporto con la madre, la “nemica” è infatti la madre. Sul “matricidio” che segnerà molto della sua opera e della sua stessa vita – la madre si rifiuterà di occuparsi delle due bambine della figlia quando questa finirà a Auschwitz nel 1942. Nel “Ballo” darà un taglio netto. Qui approda a una resa, a una sorta di colpa condivisa. Con la figlia che si fa madre (“come potrei giudicarla? Non le somiglio forse?”), che è il destino di ogni donna, l’inevitabile “riconciliazione”.
A differenza che nel “Golder” e nel “Ballo” mancano qui anche le sottolineature razziali, anzi razziste, che sono state rimproverate alla scrittrice in questo revival post-“Suite francese”. Che non si sa, leggendo ora questo primo abbozzo, se aggiungono o non tolgono valore – all’espressione, alla scrittura, alla storia. C’è però forte l’identificazione con la medietas francese, la cultura d’adozione di questa emigrata ebrea da Kiev, con i modi di dire e i riti di chiesa -  l’assimilazione o integrazione che ora l’ebraismo abomina.
Una lettura rinfrescante. C’è anche un primo abbozzo delle Lolite del secondo Novecento - “giocare all’amore”. Seppure di seduzioni ancora convenzionali, baci rubati, occhiate assassine, tocchi furtivi. E c’è Plombières, nome familiare al lettore italiano ma setting raro nella narrativa francese, anche di viaggio, località “abbandonata tra le montagne”, piena di mosche e temporali – prima di Biarritz, che sarà l’anima d’Irène, solare.
Irène Némirovsky, La nemica, Elliot, pp. 153 € 16

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