Qui già pratica
al meglio, in una delle sue prime opere, quella sorta di “grado zero della
scrittura”, non impressionista né espressionista, impassionata, che sarà la sua
cifra. Una scrittura realista-realista – non melodrammatica, non palingenetica.
A dispetto di una vita personale turbolenta, di amori e altri protagonismi
vari. Malgrado la malattia, o forse in reazione ad essa. E di una situazione
sociale, appena fuori la porta di casa, di estrema miseria. Avvia qui anche, più
o meno in contemporanea con Faulkner, la ripresa del
monologo sterniano, sia pure nella terza indiretta – scrittrice molto colta,
come è il caso del resto dei tanti “vitalisti” americani, ha pure il segreto di
Finnegan’s Wake: Lucia Joyce era psicotica, con James parlavano in una lingua
chiusa a loro due (all’interramento di James Lucia dice: “Ora è sepolto nella
terra, e sente tutto quello che si dice, furbo, no?”).
Questo “caffè triste”, benché non in
forma di ballata del vecchio Sud, è ugualmente triste, un mondo dei vinti. Ma più
ebeti che vittime. Ma non “segnati”: desolazione, isolamento, deformità, sembra
un mondo di zombies, e invece
formicola d’umanità. Si apprezza ulteriormente in
controluce sulla nostra letteratura del Sud. Negli Usa, “razzisti”, il Sud è un
altro mondo. Senza più, senza tare né abominii. In Italia, tanto buona, il Sud
è l’inferno. Benché vittima soprattutto di se stesso, i suoi scrittori sono émigrés, a volte anche fisicamente, ma
più quando risiedono in loco. Che non sanno vedere il loro mondo che sotto la
forma del romanzo sociale, da un paio di secoli ormai uniforme e gelido, dopo
Mastriani, oltre che ripetitivo uggioso. A differenza di Faulkner, McCullers e
O’Connor, perché semplificano le passioni – la riducono a una sola, il
risentimento (non nobile: è l’invidia sociale, da vittime volontarie e anzi
militanti del possesso che si odia). Anche il Sud mescola la collera alla
risata, e canta, balla, tuba trepidante, fa l’amore furioso (le “fughe”, le
sconvolgenti passioni bovarine), guarda il mare, cammina in montagna. Quanto
cammina, troppo… Gli pace la fannullaggine.
Carson McCullers, La ballata del caffé triste, Einaudi, pp. 155, € 13
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