sabato 6 aprile 2013

La decrescita giornalistica

La “decrescita felice” di Grillo sembrerebbe una comica, una delle tante. Dal momento che i suoi deputati
cominciano a scoprire coi nostri soldi i ristoranti con le stelle – non necessariamente cinque, è vero. E gli altri invece soffrono la decrescita, ormai da alcuni anni, con sofferenza e lutti – ufficialmente i suicidi per disoccupazione, precariato, debiti, insolvenze con Equitalia, sono “meno di cento”, ma sono di più, molti di più. Invece i comici la prendono sul serio.
Questo è inevitabile, i comici sono all’ora di Grillo: non fanno ridere. Ma la scoprono anche seriosi i grandi giornali. I commentatori la raccomandano, e i “servizi” dei settimanali cominciano a spiegarci su cosa si può risparmiare. Il genere soffiarsi il naso con le dita per non sprecare i tempo. Ma l’arma totale è quella che non si dice: non comprare più il giornale. Il telegiornale basta, e l’informazione online. Con un decimo degli addetti. Le foreste della Scandinavia ricostituite vergini. E la liberazione dei marciapiedi dall’ingombro delle edicole.

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