Prima,
i deputati ricchi e potenti lo facevano come le vergini – “non lo fo per amor
mio ma per far piacere a Dio”. I socialisti invece dormivano, quando proprio
dovevano andare a Roma, nel vagone ferroviario, usufruendo del cosiddetto “permanente”
delle Ferrovie, a cui avevano invece diritto gratis.
L’ipocrisia
della questione traspare tutta - fino al 1887, quando lo studio fu pubblicato -
dalla prima delle “Questioni di diritto costituzionale e di politica”, di
Domenico Zanichelli, che la biblioteca della Camera ha digitalizzato:
“Il
giorno 8 Luglio 1848, mentre nella Camera dei deputati si discuteva l’unione
delle Provincie lombardo-venete al Piemonte, fu proposto, come aggiunta alla
legge che sanciva essa unione, dal deputato Palluel un provvedimento per il
quale ai rappresentanti non stipendiati dallo Stato era concessa un'’indennità
di L. 15 al giorno durante la sessione. Nonostante gli applausi delle tribune
la proposta fu respinta. Pochi giorni dopo, il Senato respingeva una mozione
del genere presentata dal senatore Stara.
“Nella
tornata del 28 Gennaio e 1 Febbraio 1850 la Camera dei deputati discusse di
nuovo la questione dell’indennità a proposito d’una petizione d’un certo Costa
di Novara nella quale appunto si propugnava questo sistema. Con 87 voti contro
44 l’Assemblea passò all’ordine del giorno puro e semplice su di essa. Il 14
Gennaio 1852 il deputato Bastian tenta di dimostrare là convenienza di
accordare un’indennità ai rappresentanti : a lui si oppone recisamente il Conte
di Cavour, e l’incidente non ha seguito. Dopo questi vani tentativi nel.
Parlamento Subalpino non se ne fecero altri.
“Nel
Parlamento italiano i deputati Grispi e Petruccelli presentarono, il 9 Giugno
1862, alla Camera un progetto di legge pel quale venivano concesse L. 25 ai
senatori e deputati per ogni seduta parlamentare. Sopravvenne la chiusura della
sessione, e la proposta non potè essere discussa. I proponenti però tornarono
alla carica il 15 Febbraio 1864 comprendendo l’indennità in un disegno di legge
intitolato « Modificazioni alla legge elettorale e disposizioni relative alla
Camera dei deputati », ma anche questa volta la chiusura della sessione impedì
che si discutesse
innanzi
alla Camera tale argomento.
“Il
12 Marzo 1874 il deputato Brescia-Morra propose di concedere ai deputati un’indennità
mediante un gettone di L. 20 per ogni seduta della Camera alla quale
intervenissero. La proposta non fu presa in considerazione.
“Durante
la discussione della nuova legge elettorale politica i deputati Crispi e Morana
presentarono emendamenti pei quali si concedevano ai deputati L. 25 al giorno durante
il tempo in cui è aperta la sessione (Crispi) oppure per ogni giornata di
presenza alla Camera (Morana). La questione fu lasciata in sospeso essendo
stata ritenuta connessa coll’altra dello scrutinio di lista. Il deputato Luigi Ferrari
sostenne allora un emendamento analogo che fu combattuto, molto debolmente, dal
guardasigilli Zanardelli, ma respinto dalla Camera. Venuto in discussione
lo
scrutinio di lista, gli onorevoli Riberi e Cavallotti sostennero di nuovo il
principio dell’indennità, e 1’onorevole Crispi il 7 Marzo 1882 presentò un
apposito progetto di legge che fu svolto e preso in considerazione alla Camera,
ma non mai discusso.
“La
XV legislatura uscita dal suffragio allargato non fu chiamata ad occuparsi di
questa questione, ma sembra che nella XVI ora in corso si voglia risollevarla.
………………………………………
“Solo una volta nel Parlamento Subalpino
si sostenne che collo stabilire un'indennità non si feriva l’art. 50 dello
Statuto. Si disse che lo Statuto aveva inteso di proibire la fissazione d’un
onorario, d’uno stipendio ai deputati e ai senatori, non già il rimborso delle
spese che essi incontravano per l'esercizio del loro mandato”. Senza effetto.
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