domenica 14 aprile 2013

La recessione – 2

Tutto quello che dovreste sapere ma non si dice:

È sempre peggio che negli anni 1930. Gli investimenti si sono ridotto in Italia negli ultimi cinque anni di più del doppio rispetto alla recessione degli anni 1930.

Anche il pil si è ridotto in misura superiore: al netto dell’inflazione, il pil si era contratto negli anni 1930 del 5,1 per cento, mentre dal 2007 al 2012 la contrazione è stata del 6,9 per cento. Una caduta abissale.
Sono migliorati gli ammortizzatori sociali, ma la povertà, benché mascherata, riporta agli anni 1930.

Quanti sono i disoccupati? Sono 5,8 milioni. A fronte di 20 milioni scarsi di occupati. Le cifre variano, e la tendenza è a nasconderle, quasi che il numero vero alimentasse la disoccupazione stessa, più dell’inerzia politica. Ma l’Istat infine lo comunica: sono quasi due milioni in più della cifra “statistica”.  Hanno perso il lavoro o non l’hanno mai avuto 4 milioni e mezzo di persone, mentre 1,3 milioni, donne e giovani, ha smesso di cercarlo.

Mezzo milioni di lavoratori in cassa integrazione speciale o in deroga a marzo rischiano di perdere anch’essi definitivamente il lavoro. Erano 380 mila a febbraio, in un mese sono cresciuti di 120 mila unità, 4 mila al giorno, poco meno di seimila ogni giorno lavorativo.
Questa speciale cassa integrazione da sola significa un miliardo in meno di reddito distribuito in forma di salario nel primo trimestre, 1.900 euro per ogni lavoratore coinvolto.
Crollano soprattutto l’artigianato e il commercio. Questo ognuno lo può vedere coi propri occhi ogni giorno per strada.

L’Italia si avvicina alle soglie negative (produzione e occupazione) già toccate nel 2012 dalla Spagna. La Francia è nelle stesse condizioni dell’Italia da circa sei mesi. Senza rispettare il fiscal compact europeo, senza cioè il giro di vite fiscale cui Monti ha costretto l’Italia.

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