mercoledì 10 aprile 2013

La recessione

Tutto quello che dovreste sapere ma non si dice:


Ogni giorno tremila posti di lavoro tagliati e 200 negozi chiusi. Ogni ora quattro imprese fallite o chiuse.
Ottantamila emigrati nel 2012, dopo i 60 mila del 2011. Emigrati qualificati. Anzi prevalentemente diplomati.  – con una perdita quindi di capitale umano (scolarizzazione, formazione, diploma). A partire dalla Lombardia, un sesto del totale.

Il prelievo fiscale al 52 per cento (di cui su questo sito il 5 gennaio 2103), record mondiale, è ora certificato dall’Istat. La tassazione legale o effettiva è peraltro più alta di quella statistica o nominale. Il dato ufficiale è della fiscalità “apparente”, misurata dal rapporto tra gettito e pil nominale, una stima che in parte recupera la produzione invisibile o in nero. La fiscalità effettiva è quella sopportata da un euro legalmente e totalmente dichiarato. È pari al 55 per del reddito - record mondiale imbattibile, di sei-sette punti superiori ai paesi secondi nella classifica, Danimarca, Francia, Svezia. E al 59 per cento per le imprese, poste per questo di fatto “fuori mercato”, nella terminologia d’uso.

La disoccupazione è infine ufficiale: il ministro del Lavoro rendiconta un milione di posti di lavoro persi nel 2012. Con un miliardo di ore di cassa integrazione, anticamera al licenziamento, nello stesso anno. Cresciute a 265 milioni nel primo trimestre 2013, e a 97 milioni nell’ultimo mese, marzo.

I suicidi per motivi economici sono calcolati in 89 nel 2012. Ma sono oltre 300 dal 2009 – oltre 60 nel solo Veneto..

A giugno 2010, con lo spread a 110 e l’indice di Borsa Ftse-Mib a 22 mila (oggi è a quota 14.500), il risparmio finanziario degli italiani era di 1.821 miliardi. A settembre 2012, secondo l’ultimo bollettino statistico della Consob, si era ridotto a 1.151 miliardi. Meno 300 miliardi in obbligazioni bancarie, meno 170 in azioni, meno130 di Bot e Btp, meno 10 di obbligazioni societarie. In parte per la perdita di valore nei mercati, in parte per smobilizzi – capitali all’estero.

Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito in un anno di quasi il 5 per cento – 4,8 per l’esattezza. Meno reddito disponibile, che vale meno.

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