Non un trattato. Dell’editore Calasso non dice l’aspetto
dominante, il mass market, la pubblicità, compresi i premi, le segnalazioni e le
recensioni, le “cordate”, le librerie come catene commerciali – solo l’aspetto
romantico, rabdomantico. Non una storia
della Adelphi. Manca il boicottaggio anche aspro negli anni 1970. A partire
dall’espunzione dei suoi libri dalla librerie Feltrinelli, in una coi titoli
Rizzoli, eccetto la Bur, Rusconi e De Agostini, nell’estate del 1969, quando il Lem dell’Apollo allunava nel Mare
della Tranquillità – l’Italia è sempre stata un po’ fuori del mondo. È una
storia di capacità e di successo, anche se la casa è finita nel gruppo Rcs – per
esempio la riproposta di Simenon, 45 romanzi “duri” e qualche Maigret,
“stabilizzati su una tiratura iniziale di 50 mila copie”. E una non piccola
memoria per la storia dell’editoria, di un’editrice incoerente o informale – l’insegna
di Calasso è “sconnessione”. Che non
esclude la “forma”, e anzi la coltiva, nella scelta e nella proposta, di
grammatura, tonalità (non il bianco Einaudi ma l’opaco, e per le copertine l’imitlin, a rete), colori, copertine,
formati (e andrebbe aggiunta la colla, i libri Adelphi sono difficili da
maneggiare). Calasso si rifà a sant’Ignazio di Loyola, che lasciò decidere alla
sua mula il suo destino, e alla vedica śraddhā,
“gesto mentale”, la fede della conoscenza.
L’anamnesi è alla fine pessimista, molto, dietro l’intenzionale
difesa dell’editore, sotto il titolo “Faire Plaisir”. E tuttavia i libri ci
sono, e si vendono come non mai, in Italia – avendo cominciato a occuparsene
nel 1968, nel “Giornale della libreria”, quando le librerie erano un decimo
delle attuali, arcigne, infrequentabili, e i libri un centesimo, non si può non
rilevarlo. Anche per merito dell’editoria, che ha variato e moltiplicato, come
lo stesso Calasso riconosce, il “pubblicabile”,
allargandolo ai generi più infidi.
Adelphi si può dire che parla per sé: la Biblioteca e la Piccola Biblioteca sono il catalogo più vivente. Ma di morti, di ripescaggi. Per fare giustizia alla storia contro le tante censure, ma anche per scelta, del solido, stagionato. Non c’è un autore nato con Adelphi. L’eccezione è forse Pessoa, che “nasce” con Adelphi, sebbene tardi, nel 1979. E il Simenon dei “romanzi duri”, che dopo Adelphi anche la Francia comincia a rivalutare. Ma si parla sempre di morti.
Calasso fa l’elogio del “libro unico” di Bazlen. Ma l’editrice si costruisce anche, e poi si accredita, per le “opere complete”, Joseph Roth, Savinio, Simenon, Blixen, Nabokov, Bernhard, Landolfi, ora Némirovsky e Malaparte, Nietzsche naturalmente, Schopenhauer, molto Heidegger. Unica in altro senso è l’editoria, una delle forme più incerte di imprenditoria. Bazlen che si vuole nume tutelare di Adelphi è rivelatore: se ne è fatto un mito, e sicuramente ne avrà avuto gli stamina, di curiosità, sapienza, amabilità, ma i titoli “unici” con cui fece debuttare la casa editrice, prima che Fuà e Calasso mettessero riparo, sono catastrofici per snobberia, Daumal etc.
Adelphi si può dire che parla per sé: la Biblioteca e la Piccola Biblioteca sono il catalogo più vivente. Ma di morti, di ripescaggi. Per fare giustizia alla storia contro le tante censure, ma anche per scelta, del solido, stagionato. Non c’è un autore nato con Adelphi. L’eccezione è forse Pessoa, che “nasce” con Adelphi, sebbene tardi, nel 1979. E il Simenon dei “romanzi duri”, che dopo Adelphi anche la Francia comincia a rivalutare. Ma si parla sempre di morti.
Calasso fa l’elogio del “libro unico” di Bazlen. Ma l’editrice si costruisce anche, e poi si accredita, per le “opere complete”, Joseph Roth, Savinio, Simenon, Blixen, Nabokov, Bernhard, Landolfi, ora Némirovsky e Malaparte, Nietzsche naturalmente, Schopenhauer, molto Heidegger. Unica in altro senso è l’editoria, una delle forme più incerte di imprenditoria. Bazlen che si vuole nume tutelare di Adelphi è rivelatore: se ne è fatto un mito, e sicuramente ne avrà avuto gli stamina, di curiosità, sapienza, amabilità, ma i titoli “unici” con cui fece debuttare la casa editrice, prima che Fuà e Calasso mettessero riparo, sono catastrofici per snobberia, Daumal etc.
Roberto Calasso, L’impronta
dell’editore, Adelphi, pp. 164 € 12
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