lunedì 1 aprile 2013

L’Occidente saudita

Dieci anni di guerre di liberazione, dopo l’11 settembre, in Iraq, Afghanistan, Libia, tutto per l’Arabia Saudita. Per proteggere l’Arabia Saudita (con gli Emirati suoi satelliti, Dubai, Abu Dhabi, Sharja, e il Kuwait, il Qatar, Bahrein). Dalla quale provengono e sono finanziati, e dove si ispirano, i cosiddetti fondamentalisti. Che in parte sono terroristi, anche contro le moschee e la madressah, purché sciite. Sono infatti del ceppo sunnita, nell’accezione salafita. Che è lo stesso che wahabita, cioè saudita.
L’11 settembre fu un tentativo di rompere il legame di ferro tra gli Usa e l’Arabia Saudita. Gli Usa hanno reagito legando tutto l’Occidente, Israele compresa, l’asse di ferro. Da tempo avevano ceduto il Medio Oriente, con propaggini nei Balcani, e l’Africa sahariana all’espansione finanziaria e religiosa dell’Arabia Saudita, dal Libano al Nord della Nigeria. Dopo l’11 settembre ne hanno rinsaldato il dominio in Iraq e, ora, in Siria. Col sostegno da ultimo della Turchia, novella potenza economica, specialmente utile nel Medio Oriente mediterraneo, e nei Balcani, nell’ex Jugoslavia, in Macedonia, in Bulgaria. Poco conta che questa espansione, solitamente suadente, con moschee, scuole, campi da golf e da polo, impianti per l’irrigazione qualche autostrada dal nulla al nulla, per l decoro, si eserciti anche nel terrorismo anticristiano.
È un indirizzo irreversibile e inoppugnabile. La visita di Obama in Israele ha avuto uno strano effetto astigmatico, proiettando tutta la regione sotto l’ombrello saudita. Col consenso d’Israele, a lungo perplessa ma ora, all’apparenza, convinta sia nella destra che tra i laburisti. Pegno dell’alleanza è la “guerra all’Iran”. Che non è un pretesto, l’Iran persegue una politica di potenza regionale che può creare degli squilibri. Ma era stata dichiarata prima che l’Iran materializzasse questa politica con l’armamento atomico: l’Occidente - la Nato, l’Italia - è schierato in primo luogo per favorire l’islamizzazione turco-saudita.

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