“La
parola «bancarotta» è una di quelle che si usano con imbarazzo, che suonano
male, come adulterio o truffa. Quando si pronuncia riguardo alle finanze del
proprio paese, si parla volentieri di «bancarotta umiliante». Si possono
cercare scuse a una bancarotta, si possono trovare ragioni di attenuare tale o
tale responsabilità, ma nessuno pensa che la bancarotta non proceda in qualche
maniera da un peccato; nessuno considera che essa possa costituire un fenomeno
normale. Già il vecchio Cefalo, per far capire a Socrate che aveva condotto una
vita irreprensibile, gli diceva : «Non ho ingannato nessuno, e ho pagato i miei
debiti». Socrate, maligno, dubitava che questa fosse una definizione
sufficiente della giustizia. Il cittadino medio – e noi siamo per la maggior
parte del tempo cittadini medi – applica volentieri allo stato il criterio di
Cefalo, almeno per quanto concerne il secondo punto; perché sul primo, nessuno
chiede a un governo di non mentire.
“Proudhon,
nella luminosa opera di gioventù intitolata «Che cos’è la proprietà?» prova col
ragionamento più semplice e più evidente che l’idea del buon Cefalo è
un’assurdità. L’idea fondamentale di Proudhon, in questo libretto troppo
ignorato, è che la proprietà non è cattiva, né ingiusta, ma impossibile. E
intende per proprietà non il diritto di possedere un bene qualunque, ma il
diritto molto più importante di prestarlo a interesse, qualsiasi forma prenda
questo interesse: affitto, mezzadria, rendita, dividendo.
“La
dimostrazione di Prudhon riposa su una legge matematica molto chiara. La messa
a frutto del capitale implica una progressione geometrica. Il capitale, non
rendesse che l’1 per cento, s’accrescerebbe tuttavia secondo una progressione
geometrica in ragione di 1+ . Ogni progressione geometrica genera grandezze
astronomiche con una rapidità che sorpassa l’immaginazione. Un calcolo semplice
mostra che un capitale che non rendesse che l’interesse derisorio dell’1 per
cento raddoppia in un secolo, e si moltiplica per sette in due secoli; e con
l’interesse ancora modesto del 3 per cento è centuplicato nello stesso spazio
di tempo. È dunque matematicamente impossibile che tutti gli uomini di un paese
siano virtuosi alla maniera di Cefalo per due secoli: anche se una porzione
relativamente piccola dei beni mobili e immobili fosse affittata o investita a
interesse, è matematicamente impossibile che il valore di questa porzione
centuplichi in alcune generazioni. Se è necessario all’ordine sociale che i
debiti siano pagati, è più necessario ancora che i debiti non siamo pagati.
“Dacché
esistono la moneta e il prestito a interesse, l’umanità oscilla tra queste due
necessità contraddittorie, e sempre con un’incoscienza degna di ammirazione. Se
ci si divertisse a riprendere tutta la storia conosciuta presentandola come la
storia dei debiti pagati e non pagati, si arriverebbe a capire buona parte dei
grandi avvenimenti passati. Ognuno sa che, per esempio, la riforma di Solone a
Atene, o la creazione dei tribuni a Roma, sono effetti dei torbidi provocati
dall’indebitamento eccessivo della popolazione. Che si tratti della popolazione
o dello Stato, non c’è stato mai altro rimedio all’indebitamento che
l’abolizione dei debiti, aperta o mascherata…
“La
nozione di contratto tra lo Stato e i singoli è un’assurdità in un’epoca come
questa”.
Simone Weil, Esquisse d’une apologie de la banqueroute, online
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