Castità – Fu eresia per la chiesa, quella dei Marcioniti,
gli Encratiti, I Manichei. Negli anni dell’imperatore Gallieno, 253-268, molti
vescovi furono perseguitati e linciati come Manichei, in quanto predicavano il
celibato. Anche la continenza fu sospetta – figurarsi la castrazione di Origene.
La Chiesa aderisce alla condanna del sesso come peccato con riluttanza, come
peccato originale – la colpa ineliminabile. E lo sterilizza col battesimo.
L’assume quando a sua stessa opera, col Rinascimento, la “carne” non è più
maledetta e il peccato originale, il “Genesi” III della Bibbia, scade a ipotesi rituale.
Destino – Sembra il diminutivo di “desto” mentre ne è
l’opposto. Non lo sarebbe nell’etimologia, che implica la destinazione, il
senso di una fine non definitiva né ineluttabile, una direzione e una meta. Destinare è in latino “attaccare”. Il
Devoto lo fa derivare da de-stanare,
a sua volta derivato di stare, “che
indica la conclusione di un processo”, e
asserisce “attestato sia pure in forme non identiche in altre aree europee”. Come
dire che il suo destino ognuno se lo fa da sé, con opere e omissioni –
negligenze, inerzie.
Dio – È un principiante. Collodi lo lamenta, quello
di “Pinocchio”: “Per fare l’uomo com’è fatto, non c’era bisogno di un grande
artista come il Creatore, bastava anche un principiante”. Ma il Creatore è un
principiante. Per forza di logica. Uno sperimentatore, un ricercatore.
È
filosofico. Prima e soprattutto che sentimentale o materia di fede.
La
negazione più radicale è di Hume: “Tutto ciò che concepiamo come esistente, lo
possiamo concepire anche come non esistente. Non c’è dunque un Essere la cui
non esistenza implica contraddizione”. Ma tutto questo lo concepiamo a opera
dello Spirito Santo?
Giudizio – È la forma
mentis che la digitalizzazione potrebbe abolire, la comunicazione “liquida”
che elimina la “copia” (giornale, libro) personale, fisicamente separata, un
oggetto a sé. In politica (in Italia) lo ha già fatto. Anche in filosofia: un
Kant redivivo avrebbe difficoltà a redigere una nuova “Critica”.
Innovazione – Benemerita, valvola del progresso, è fine a se stessa nel mercato: un’arma di bombardamento.
Moltiplicativa. Riduttiva.
Internet – Ha una tale velocità di ricambio di mezzi e
procedure, da indurre all’afasia. Per motivi commerciali ma anche per natura. L’interattività
è superficiale e irrilevante : l’utente è in realtà più passivo che mai, solo
un terminale, per quanto digiti furioso.
Innovativo
del linguaggio. Ipertesto non c’è nel Grande Dizionario della Lingua Italiana
della Treccani, cinque volumi, del 1987. Ma non delle “cose”, dei concetti,
solo delle parole.
È un
brusio, ma indistinguibile, un brulicare vago di parole e segni – è l’abolizione
dei “bianchi”. Tutte le parole che si scrivono, emanando un senso di pienezza,
sono figurazioni (prodromi?) di tutte
le parole che si possono scrivere. Indistinte. È quindi la cancellazione della
parola, non più significante se non per il contesto, di tempo (generazione,
moda). di luogo, di rete (facebook, 5 Stelle, twitter).
È connessione,
linkare e taggare sono i suoi meccanismi. Tutto un ipertesto che mai susside,
sedimenta. Una navigazione, la parola è esplicita, internet nasce come navigazione,
aperta e incerta, magari avventurosa, ma confusa
Legge – Vuole codici specialistici ed elaborati. Che la
burocrazia moltiplica fino all’insignificanza. Con l’effetto, quando non è
perversa, d’imporre la stessa insignificanza – indifferenza. Cosa si intende
per “dominio della legge”? L’arbitrio.
Libertino – Il conio della parola è attribuito a Calvino, che
l’avrebbe derivata dal libertinus del
diritto romano, l’affrancato. Il Robert la registra nel 1555, nel senso di
empio, incredulo, irreligioso: chi non segue alcuna religione, né come fede, né
come pratica. Solo un secolo dopo la parola è registrata nel senso di
dissoluto, sregolato. Ha quindi in
origine una connotazione servile, di reazione all’asservimento.
“Liberto o libertino è, a
Roma”, dice la Treccani, “colui che, essendo stato in legittima schiavitù, è
poi divenuto libero” Per accordo col padrone o per decisione di un giudice su
ricorso dello schiavo.
La distinzione tra i due termini non è però
irrilevante: liberto “indica la situazione del libertino in confronto al suo
antico padrone (patronus)”, mentre libertinus si confronta a ingenuus, nato libero.
Gli
“Atti degli apostoli” registrano (6, 8) a Gerusalemme una sinagoga dei Liberti.
Nuovo – S’intende diverso. Innovativo è un’altra
cosa, che non c’era.
Omosessualità – La sua progressione va in
parallelo con l’appannamento della condizione femminile, più che di quella
maschile. Nella teoria e pratica dei ruoli, e nell’immaginario. La cultura
omosessuale, quella lesbica compresa, è anti-femminile: maternità e ruolo
materno negati, femminilità sfidata, ogni tipo di femminilità, non se ne
prospetta una buona, e naturalmente ogni posizione di rendita – il fascino –
annullata.
Si può
vedere a Pisa una mostra di Anna Anni, morta due anni fa, che nessuno sa chi
sia, malgrado una mostra l’avesse riproposta a Firenze già sei anni fa. Costumista
teatrale e del cinema però eccelsa, collaboratrice dai suoi primi vent’anni con
le maggiori celebrità, a partire da Orson Welles con due o tre film. Ma
compagna di lavoro e di vita (camere condivise, appartamenti), all’Accademia a
Firenze e a Roma in via Margutta, di Zeffirelli, Bolognini, Tosi, Sequi. Che
l’hanno apprezzata molto nel lavoro, e poi in morte, come una piccola bestiola.
Politica – In quest’epoca di radicale discredito (ma in
Italia a opera dell’opinione più screditata, quella dell’ “informazione”, che
purtroppo ha infettato pure gli studi, da troppo tempo ridotti a bavardage) si ripropone in controluce nell’accezione
di Croce (Aristotele), che dividendo le funzioni umane in animali e spirituali,
le prime dice pertinenti all’economia, le seconde alla politica, la più etica –
Croce direbbe vicina all’eticità pura.
Detto in
controluce sui costi e gli scandali della politica la relazione sembra
impossibile, ma lo scandalismo che l’attornia non è un’operazione di verità. In
larga parte è artefatto, in più è fazioso.
La
faziosità procede per circolo vizioso, a spirale: in reazione alle spinte
demolitive, la politica stessa si arrocca nella faziosità.
zeulig@antiit.com
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