Parlando di cose serie, del già famoso vino toscano, l’ultima
industria residua, non è detto tutto. Il vino italiano all’estero è ora prima
veneto e poi piemontese. Il Chianti viene in terza posizione, insidiato da presso
dalla Lombardia e dalla Sicilia.
Va col vino, nell’abbandono e anzi nella truffa,
l’olio d’oliva. L’abuso vastissimo dell’origine toscana e dell’adulterazione,
per quanto legale, regolamentare, “europea”, è evidente a tutti, benché mai
sancita. È toscano un olio che la Toscana quasi non produce più. Si fanno
passare per olio di Toscana, a volte con la dop, olii d’oliva delle più diverse
provenienze, frammisti a olii di altra natura, e extra-vergini derivati da
sanse esauste e altri olii combusti.
E che dire dell’arte? Gli Uffizi accatastano
1,8 milioni di visitatori in giri rapidi e angusti. Tenendo sempre nei
sotterranei, indisponibile, la metà del patrimonio. A Amsterdam il Rijk Museum,
che ha la metà dei visitatori, fattura il doppio. E si è interamente rinnovato,
con un investimento di 350 milioni, per esporre tutto l’esponibile, e anche
raddoppiare o triplicare le visite con eventi speciali, e consentire visite più
lunghe. Anche i Musei Vaticani si sono dotati in pochi mesi per il Giubileo di
una biglietteria-mercato grande come un’aerostazione, dentro le Mura, con
accesso aperto sulle stesse Mura, in pochi mesi. Firenze discute da 15 anni se
dotarsi di una porta d’uscita che metta gli Uffizi in regola con la sicurezza –
quindici anni fa il concorso fu vinto dall’architetto Isozaki e nient’altro è
stato fatto, i visitatori si accalcano in lunghe code.
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