È questa l’eccezionalità, l’attrattiva
del nazibolscevismo. Presentato come “la controcultura della Russia”. Sotto le specie della orwelliana “decenza”.
Da uomini di mano, contro il “fascismo intellettuale” degli armiamoci e
partite. Per lunghi tratti sembra di leggere von Salomon , “I proscritti”, che
Carrère non richiama, sui nazibolscevichi tedeschi degli anni 1920, senza
l’enfasi – ma altrettanto prolisso, cinquecento pagine nell’originale, che la
traduzione di Francesco Bergamasco riesce a comprimere di un quarto. L’ultimo
suo libro prima dell’entrata in politica contro Putin a capo dei nazibolscevichi
russi, “Anatomia di un capo”, che non si traduce, Limonov ha corredato delle
foto con i serbi in Bosnia, Arkan, Karadžić e altri, e con Le Pen, Denard,
Zhirinovskij, i maudits del genere
fascista.
La maniera come Carrère spiega il
nazismo, proprio al centro della narrazione, confluisce su questa spiegazione –
essendo lui personalmente passato al Cristo e a Budda: è il fascino della forza
(bellezza, verità, etc.), del “mondo com’è”. Attiva e passiva –
“Salò-Sade”. Razzista vittimista: la scena-madre è quella dei “Diari” di Jünger
a Parigi al circolo ufficiali (“fra due anni le nostre figlie serviranno nei
bordelli per negri”), in cui Limonov si fa “figlia”, e non si saprebbe come
peggio si potrebbe oltraggiare, oltraggiare se stesso. Il sadomasochismo come
pimento nazibolscevico.
Il resto è Gor’kij,
l’infanzia-adolescenza abbrutita. E – per il pubblico italiano, che però è il
più entusiasta – “Gomorra”, il film. È anche – pure questo è inedito per il
pubblico italiano, retrocesso ormai all’alettura
– il racconto dell’ultima Russia, di Breznev, Gorbaciov, Eltsin, gli
oligarchi, semplici e vivissimi, Putin . Una tela di fondo che rafforza
l’attrattiva del nazibolscevismo – “la fine dell’impero sovietico è la più
grande catastrofe del XX secolo”.
Semplici pure gli a parte, accattivanti.
Carrère giovanotto di destra. I suoi inizi come scrittore (Werner Herzog che
non apre nemmeno la monografia che il giovanotto gli ha dedicato: “Stronzate,
parliamo di cose serie”). La madre Héléne Carrère d’Encausse, russista celebre,
accademica di Francia, segretaria perpetua della stessa Accademia, di giudizio
sempre veritiero (“L’impero scoppiato” è del 1978). Semplici e vivissimi gli
oligarchi, in pochi cenni. Uno di essi sul “convertendo”, in Russia chiamato
“prestiti contro azioni”: come sette giovanotti, fatto un po’ di “grano” e
proclamatisi banchieri, prestarono allo
Stato in cambio di warrant sul gas, il petrolio, l’acciaio, i preziosi,
divenendone in pochi anni padroni. Khodorkovsky, per esempio, oggi icona della resistenza
anti-Putin, per 168 milioni di dollari si prese quindici anni fa Yukos,
petrolio-gas, che dava ogni anno tre miliardi di utili (sembra una delle
privatizzazioni italiane – Autostrade, per esempio, fu venduta a un “prezzo”
inferiore all’utile del primo anno).
Emmanuel Carrère, Limonov, Adelphi, pp. 356 € 19
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