Molti gli edifici e le aree in disuso, caserme,
aeroporti, arsenali, ex uffici: circa la metà del patrimonio. Non si possono
dismettere e non se ne può cambiare la destinazione d’uso.
A fronte di questi miliardi di metri cubi
inutilizzabili, il governo prende in affitto ogni anno diecimila immobili. Al
costo di 1,2 miliardi l’anno. Lucro cessante, danno emergente, in diritto
sarebbe un crimine..
Il costo degli affitti si reputa il doppio,
conteggiando anche quelli delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Anch’essi
proprietari di un patrimonio sconosciuto, tanto è enorme. Se ne danno stime
perché non si riesce a farne il conto.
Molti palazzi storici, a Roma, Firenze, Napoli,
Torino, e altre città, sono adibiti a rappresentanza. Dei comandi provinciali,
regionali o cittadini dei Carabinieri, per esempio. Con spese di mantenimento
abnormi rispetto a un edificio moderno razionale.
Circa 100 mila sono gli appartamenti a proprietà
pubblica in affitto popolare. I cui costi sono ogni anno maggiori degli introiti.
Vari progetti per la retrocessione degli stessi agli inquilini, a condizioni di
prezzo e di credito di favore, sono stati bocciati in sede politica o dai Tar.
Il patrimonio del Comune di Roma ammonterebbe a 40
mila unità. Quasi tutte in zone di pregio. Il condizionale si usa perché il
Comune non sa che cosa possiede. E non fa pagare l’affitto o lo fa pagare a
canoni storici. Ogni tentativo di farne un censimento è stato fatto fallire.
L’ultimo portò all’incriminazione della giunta Carraro
e di tutti i consiglieri di maggioranza da parte della giudice Gloria Attanasio, finiana, allora usava, a ottobre del 1992: 44 persone. Per un processo che poi non si fece, il gip si
disse scandalizzato dall’insussistenza del reato.
La giudice Attanasio incolpava la giunta di pagare
costi gonfiati alla società Census, che conduceva il censimento. Tanto le bastò
per ottenere la decadenza della giunta. Il primo atto del commissario Canale fu
di abrogare l’appalto. Pagando alla Census come penale più di quanto l’appalto
prevedeva.
Angelo Canale, ora alto magistrato della Corte dei
Conti, sarà assessore al Patrimonio della giunta Rutelli, che venne dopo il
commissariamento. In tale veste diede la gestione dell’immenso ma sconosciuto
patrimonio capitolino a Alfredo Romeo. Un imprenditore napoletano, da cui ebbe
regalie.
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