Grillo
non ha vinto le elezioni. Ma il modo come governa il suo partito e i suoi
rappresentanti al Parlamento non lascia dubbi. Solo in un’opinione pubblica
sgangherata (furba?) come quella italiana la cosa non si dice. – non si dice questa
come le tante altre “cose” incontestabili della cronaca e dell’analisi
politica. Il modo di comunicare di Grillo è esplicito: non formula opinioni e
non chiede pareri, ma dà direttive, anche in forma di slogan. Non vuole
dibattiti. E gestisce consultazioni (“primarie”) in forma di sondaggi
addomesticati. La sua comunicazione è sempre e solo di propaganda.
Il caciquismo di Grillo
Con
Grillo anche internet mostra una sua intrinseca perversione. Non imputabile al
mezzo, che è neutro. Per ciò stesso, però, pervertibile: i totalitarismi del
Novecento hanno ampiamente capitalizzato sui media, la propaganda (il sovietismo tuttora, benché sia morto,
per l’efficacia ritardata nel tempo della pubblicistica cominternistica).
La cosa
va ripetuta perché internet ha generato un equivoco: che il mezzo fosse
democratico. Mentre in ogni sua espressione, dai forum a twitter e allo stesso
facebook, non lo è. È manovrabile, e tanto meglio in quanto si presenta
democratico, avendo cioè eliminato ogni difesa. L’egualitarismo di facciata è fortissimo, il caciquismo di Grillo non ne è nemmeno l’espressione
peggiore.
Ora, non
si può dire internet fasciocomunista. Ma è pur sempre un altoparlante. Goebbels
teorizzava il Terzo Reich all’inizio come una “anarchia autoritaria”. Mentre -
si sa ormai da tanti studi, De Felice, Nolte - perfino Mussolini, perfino Hitler
si inscrivevano nell’“eterna sinistra”, a loro modo impegnati, attenti alle
esigenze delle masse, anche intelligenti – finché la guerra e il razzismo non li
scoprirono.
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