sabato 18 maggio 2013

La globalizzazione colpisce gli Usa

Gli Usa sono passati in dodici anni dalla più alta percentuale d’impiego dei giovani 25-34nni, segno degli effetti benefici della globalizzazione, alla più bassa tra i paesi Ocse. Il dato è comunicato dal dipartimento Usa del Lavoro, nel quadro di una revisione dei presupposti strategici, e della divisione internazionale del lavoro, che stava alla base della stessa globalizzazione realizzata negli anni 1980.
La disoccupazione giovanile, dei 25-34nni, nei paesi industriali, non vedrebbe al primo posto l’Italia. Nel 2011, l’anno più recente per il quale esistono statistiche comparabili, il record spettava agli Usa, con il 26,6 per cento della forza lavoro totale per quelle classi di età, mentre l’Europa seguiva a distanza, con un 22,6 per cento in media. Con un incremento abnorme rispetto a dodici anni prima: nel 2000 gli Usa avevano il record dell’occupazione giovanile tra i paesi Ocse. Benché, negli stessi anni, i giovani 25-34nni abbiano relativamente peggiorato le loro retribuzioni medie, sempre secondo il dipartimento del Lavoro.
I 25-34nni sono la sola classe d’età che ha peggiorato occupazione e retribuzioni nel dodicennio. Ma il segno è ritenuto preoccupante: l’indizio che la globalizzazione comincia a incidere anche sulle lavorazioni “intermedie”, di qualità e tecnologia medio-medio alte. La Cina, che è metà del mercato globale, si sta riposizionando rapidamente, nelle produzioni e nelle acquisizioni, di tecnologie, marchi, mercati.

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