Nello spoglio delle preferenze a Roma, per il consiglio
comunale e per quelli municipali, sono ai primi posti i candidati ex Dc, in
entrambi gli schieramenti, Più popolari che diessini nel Pd, più Udc che berlusconiani
nel Pdl, e nessuno dell’ex partito di Alemanno, il sindaco.
Se ne può anche dedurre che il centro ex confessionale
si è mobilitato per il voto. Forse galvanizzato dal governo Letta, dal ritorno
neo guelfo. E che il fortissimo astensionismo, quasi mezzo milione di voti, è
tutto Pd e Pdl.
Dal numero dei voti è chiaro, inoltre, che 5 Stelle è
al 6-7 per cento del voto. Il voto di protesta che era già di Di Pietro e Ingroia.
Si fa valere l’astensione in parti uguali tra Pd, Pdl e 5 Stelle, ma per il movimento
di Grilo è lecito invece prospettarsi una diversa valutazione del fenomeno: non
disincanto, o attendismo, ma subitaneo abbandono. Il voto dei 5 Stelle tre mesi
fa, tipicamente giovanile e di protesta, è per ciò stesso tipicamente motivato.
Se domenica ha disertato è per un motivo. Il suo esito va visto nei numeri
propri, tenendo conto anche del venti per cento di astensioni, e non in rapporto
al numero di voti espressi.
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