È il canovaccio del romanzo, il suo
primo, che Stendhal stese in un pomeriggio del 1919. E poi non scrisse perché
era in realtà una dichiarazione d’amore, che avrebbe voluto far leggere alla
donna di cui “perdutamente” s’era innamorato – Stendhal si perdeva sempre
nell’amore. Non fosse che lei, Métilde Viscontini Dembowski, non ne volle
sapere, benché single ancora giovane, divisa dal marito – lei come tutte le
altre di cui Stendhal si era o si sarebbe innamorato.
La riproposta di questo inedito, esumato
nel 1905 sulla “Revue Bleue” da Paul Arbelet, è per gli stendhaliani, che sempre
sono tanti. Ma: Stendhal, che ha scritto tante belle storie d’amore, perché non
ne ha vissuto nemmeno una?
Stendhal, Roman (1819), La vita Felice, pp. 109 € 9,50
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