Ritorna,
ritradotto dopo sessant’anni, il vangelo dell’estetismo eccessivo, esagerato,
prima di Wilde o D’Annunzio. Di uno scrittore e critico d’arte che ne sapeva il senso vero –
l’impiegato pubblico Huysmans passerà gli ultimi anni tra i monasteri. Huysmans,
che lo pubblicò nel 1884, forse non era praticante dei riti che magnifica, ma
ne sapeva il senso riposto, della vita che si vuol far vivere. Zoliano pentito –
“nessuno capiva l’animo meno die naturalisti che si proponevano di osservarlo”.
Ritradotto
da Giovanna Coccetti, con introduzione di Agnese Silvestri, si presenta
mirabilmente come una leggibile edizione critica, benché in edicola o per
questo più apprezzabile. Il suo Des Esseintes, che vive tutti gli eccessi
immaginabili, non è più corrosivo. Forse non è nemmeno una pietra di fondazione:
Agnese Silvestri gli ricostituisce in poche righe una corposissima quanto
evidente genealogia immediata, fino al contemporaneo Verlaine dei “poeti
maledetti”, anche loro del 1884. Ma resta ancora personaggio eponimo, di una immensa
letteratura, decadente, simbolista, mallarmeana, e onirica, realista, mistica.
All’insegna dell’artificio dichiarato. Come lo stesso Huysmans avverte nella
prefazione scritta vent’anni dopo la pubblicazione, e nell’avvertenza, qui
entrambe proposte.
Joris-Karl
Huysmans, Controcorrente,
L’Espresso, pp. XXXIII + 214 € 2,90
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