mercoledì 1 maggio 2013

Nati compromessi

Una generazione di italiani, quasi due, ha vissuto nel compromesso storico. Non detto ma operante. Al Quirinale, nelle Procure, nei giornali, negli affari, immobiliari e finanziari. Come partito affidabile, che fa quello per cui s’impegna. Mentre se è all’opposizione sa impedire una semplice imbiancatura: un sistema di potere ferreo.
Il primo governo delle larghe intese, per quanto obbligato, potrebbe liberarli. Liberando anche il Pd – o quello che sarà. Già da un paio d’ani la “mobbilitazzione” non è più automatica. Mentre Brunetta, Sacconi, lo stesso Tremonti, stanno meglio a sinistra che a destra, con Scajola, Casini, Fini, e altrettali. Amato potrebbe essere sdoganato anche nelle sezioni e nelle redazioni (ex) Pci.
Nel compromesso storico che aveva divisato, l’ex Pci si è suicidato, precludendosi la politica. E riperimetrandosi ogni poco in nome di un’ortodossia che non sa qual è. Anticraxiana, si direbbe. Ma non sanno perché. “Craxiano”, più incitatorio che fascista, o berlusconiano, è come il fazzoletto rosso per il toro.
E questo il compromesso è: riflessi condizionati e parole d’ordine. Le masse ex comuniste mugghiano come mandrie accecate,.facili da portare qua e là verso burroni impraticabili. Da un qualsiasi Grillo, nonché da un Casini. La faziosità è vero che acceca. Ma ora, prima di rompersi le gambe dietro le Bindi, potrebbero aprire gli occhi. 

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