“Ha involontariamente ragione Buscetta, che spiega al
suo Lodatore ufficiale: “La mafia è ora direttamente la politica. È stato un
errore”. Considerare la mafia un fatto politico, più e prima che un fatto criminale,
non è soltanto un’ingiuria agli onesti del meridione, è opera di dissoluzione
della politica e dello stato.
“L’improvvisa insufficienza dei carabinieri ne è lo
specchio: perché rischiare contro i capi, i padroni? La disintegrazione del Sud
ne è la conseguenza: ci hanno tolto la politica, che altro ci rimane? È qui la
perversità degli Orlando e Pintacuda, che Sciascia fiutava, ma ridusse a
piccolo carrierismo dei giudici – che invece, purtroppo, si attaccano a qualsiasi carro, purché vinca.
“Un criminale è anzitutto un criminale. Un politico
mafioso è un mafioso. Anche se i mafiosi alla Buscetta sono più colti e intelligenti
dei Lodatori e dei prodi Orlando. Nonché dei professori che li hanno messi in
cattedra – non mafiosi poiché sono compagni?”.
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